17 gennaio 2016 – Sulle buste arancioni (la comunicazione sulla proiezione della pensione che l’Inps intende spedire a tutti i cittadini) sono d’accordo con Tito Boeri. Da tempo mi sembra che il nuovo presidente dell’Istituto previdenziale sia diventato la coscienza della Nazione. Gli italiani, tutti, hanno il diritto di sapere a cosa vanno incontro, a quanto ammonterà la loro futura pensione. Sono in molti, infatti, a non essere consapevoli del fatto che l’assegno che riceveranno alla fine della loro vita lavorativa sarà ben più basso di quanto non lo sia stato in passato.
Il mondo sta cambiando: non c’è una riforma delle pensioni a costo zero. E con l’allungamento della speranza di vita, si andrà in pensione sempre più tardi. La riforma Fornero – nonostante, com’è noto, io non sia stato un fan del governo Monti – è stata importante. Ma ancora non basta, servono altre modifiche. Resta ancora il problema delle pensioni in essere non coperte da contributi. Un quarto dei 270 miliardi stanziati all’anno per la spesa previdenziale in Italia non sono coperti dai contributi versati (ma derivano dal vecchio e iniquo sistema retributivo), e sarebbe opportuno un taglio deciso per quella parte degli assegni sopra i 3000 euro non calcolata con il sistema contributivo. Non si possono sostenere all’infinito questi “regali dello Stato”, sono soldi dei contribuenti: una sovvenzione fornita da alcuni milioni di contribuenti ad altri milioni di italiani. La questione delle pensioni non coperte dei contributi è la vera questione.
Un altro punto importante riguarda le pensioni in uscita. E anche qui Tito Boeri ha ragione a voler permettere l’uscita anticipata dal mercato del lavoro in cambio di un assegno pensionistico ricalcolato al ribasso. Si tratterebbe di un’opportunità per favorire l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro e, se comporterebbe una spesa nell’immediato, sul lungo periodo non ci sarebbe invece alcun onere aggiuntivo per le casse dello Stato.
Inoltre, è venuto il momento di incoraggiare l’integrazione di fondi privati con la pensione dello Stato, e cominciare a configurare un sistema misto, in cui i fondi privati arrivino a offrire parte della nostra pensione attraverso una option, un’alternativa, un semplice bottone da premere per il lavoratore che, se lo desidera, può indirizzare una parte del suo contributo previdenziale verso un fondo privato da scegliere liberamente, riducendo il costo a lungo termine per l’Inps e dando incentivi fiscali ai lavoratori che si avvalgono dei fondi pensione privati. Ci vuole l’alternativa dei fondi privati. Secondo me lo Stato non reggerà facilmente il cambiamento demografico del Paese nel lungo termine. Potrebbe, ma sarà molto più costoso per un’Italia sempre meno giovane.