19 settembre 2016 – Il padre di Ahmad Khan Rahami, il ventottenne americano di origine afghana fermato per le bombe a New York e in New Jersey, avrebbe chiamato le forze dell’ordine dopo una feroce lite familiare per denunciare il figlio come terrorista. Lo scrive il New York Times, citando due funzionari Usa.
Secondo quanto riportato dal quotidiano americano, dopo la denuncia dell’uomo l’Fbi aprì un’indagine nei confronti di Rahami. «Due anni fa», ha dichiarato Mohammad Rahami in una breve intervista martedì, scrive il NYT, «sono andato dall’FBI perché mio figlio si stava comportando veramente male». «Hanno fatto verifiche per due mesi», ha spiegato il padre del presunto terrorista arrestato lunedì «e poi mi hanno detto: “È ok, è a posto, non è un terrorista”».
Secondo altre indiscrezioni riportare dai media Usa, al momento dell’arresto Rahami avrebbe avuto con sé un quaderno nel quale erano riportate opinioni favorevoli alla causa jihadista. In una sezione di questo quaderno, il giovane di origine afghana avrebbe scritto messaggi inneggianti all’uccisione degli infedeli e parole di appoggio nei confronti di Anwar al-Awlaki, un leader di Al-Quaeda ucciso da un drone in Yemen.
Diversi anche i viaggi di Rahami nel suo paese di origine, l’Afghanistan, e in Pakistan. Viaggi che si trovano ora al vaglio degli inquirenti. Secondo quanto raccontato a Fox News dalla madre della figlia di Rahami, Maria, di cui FoxNews non diffonde il cognome, l’uomo arrestato sarebbe rientrato da uno dei viaggi in Afghanistan, durante il quale gli sarebbe stato fatto il «lavaggio del cervello», con una moglie e un altro figlio. E ancora: «Parlava spesso della cultura occidentale e di come, nel suo paese, era diverso. Di come non c’erano omosessuali in Afghanistan».
Se colpevole, Rahami ha agito da solo o aiutato da altri? E ci sono legami diretti con il terrorismo internazionale? Queste le domande che si pongono in questo momento le forze dell’ordine.
Rahami è stato arrestato lunedì per essere il presunto responsabile delle due bombe di sabato sera a New York, nel quartiere Chelsea di Manhattan (una esplosa, 29 feriti, e una inesplosa), un’altra bomba, ancora sabato, esplosa a Seaside Park, New Jersey, vicino alla linea di partenza di una maratona (nessun ferito), e la serie di ordigni rinvenuti domenica in uno zaino alla stazione ferroviaria di Elizabeth, New Jersey.
L’uomo è stato fermato a Linden, New Jersey, dopo uno scontro a fuoco con le forze dell’ordine, in cui due agenti sono rimasti feriti oltre allo stesso Rahami. Colpito alla spalla destra ma non in pericolo di vita, Rahami è stato ripreso da diverse tv americane mentre, steso su una barella, viene caricato in un’ambulanza.
Rahami era ricercato in quanto ritenuto l’uomo che compare in un video di sorveglianza girato vicino al luogo in cui è esplosa la bomba nel quartiere di Chelsea, New York. Diversi funzionari di polizia, riporta l’emittente americana Nbc News citando gli stessi ufficiali, temono che una cellula terroristica attiva, composta da diverse persone, possa essersi attivata nell’area di New York e del New Jersey.
«Giustizia sarà fatta». Così Barack Obama lunedì da New York, dove si trova per prendere parte all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. «Dobbiamo dimostrare a chi vuole farci del male che noi ci batteremo, non cederemo alla paura. Il terrorismo e la violenza cercano di ferire le persone e di instillare la paura per farci cambiare il nostro stile di vita e minare i valori della nostra società. Non ci sconfiggeranno mai, come americani noi non ci arrenderemo mai alla paura».
Photo Credits: Tariq Zehawi, USA TODAY NETWORK