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L’Europa contrattacca: blitz e raid a Parigi, Düsseldorf e Bruxelles. Le forze dell’ordine e i servizi iniziano a smantellare la rete europea degli jihadisti legata ai recenti attentati

28 marzo 2016 – È stato rilasciato lunedì Faysal Cheffou, l’uomo arrestato la scorsa settimana nell’ambito dell’inchiesta sugli attentati terroristici che hanno insanguinato Bruxelles, sospettato dalle autorità belghe di essere il terzo uomo che compare nel video dell’aeroporto di Zaventem insieme ai due kamikaze che si sono fatti esplodere martedì mattina agli imbarchi di un volo per gli Usa. Cheffou è stato rilasciato da un giudice per mancanza di prove, non sarebbe lui l’uomo del video di Zaventem, nonostante resti accusato di partecipazione ad attività terroristiche, omicidio e tentato omicidio terrorista.

Ieri, un raid nel comune bruxellese di Schaerbeek, da dove erano partiti i kamikaze in direzione dell’aeroporto di Zaventem. Nel corso di un blitz, un uomo è stato ferito con un proiettile a una gamba e arrestato. Diversi media affermavano che si trattasse del super ricercato Mohamed Abrini, bruxellese di Berchem-Sainte-Agathe in fuga dagli attentati di Parigi del 13 novembre, ma è arrivata la smentita della procura. Si tratterebbe in ogni caso di “una figura rilevante” all’interno dell’inchiesta, riporta il canale televivo belga RTL.

Gli apparati di sicurezza europei cercano di contrattaccare dopo i sanguinosi attentati che hanno insanguinato prima Parigi e tre giorni fa Bruxelles.

Dopo i clamorosi errori, dopo la scoperta di importanti falle nel sistema dell’antiterrorismo, non solo belga ma europeo, emerse in questi giorni, sembrerebbe che le forze dell’ordine non siano più alla finestra, in attesa delle mosse dei jihadisti ma siano finalmente passate all’azione.

Nella notte di giovedì, gli agenti hanno compiuto diverse perquisizioni a Schaerbeek, dove è ora in corso un’azione della polizia belga. Altre sette persone sono state arrestate tra Bruxelles, Forest e Jette. Nelle stesse ore, a Parigi, la polizia ha arrestato un uomo di nazionalità francese, Reda Kriket, che, ha dichiarato il ministro degli Interni, Bernard Cazenueve, «stava preparando un attentato». Kriket era stato condannato in contumacia in Belgio a 10 anni di carcere insieme a quello che viene considerato la mente degli attacchi di Parigi, Abdelhamid Abaaoud. Nella sua abitazione sono stati rinvenuti degli esplosivi. Blitz anche in Germania: scrive lo Spiegel che la polizia tedesca ha arrestato a Düsseldorf due persone sospettate di legami con i kamikaze che si sono fatti esplodere a Bruxelles. Uno dei due, riporta il quotidiano tedesco, avrebbe ricevuto dei messaggi sospetti sul cellulare, ha avuto contatti con gli ambienti frequentati dai terroristi e sarebbe inoltre stato fermato nell’estate del 2015 in Turchia, al confine con la Siria.

Una vera caccia ai terroristi dopo che in questi giorni i servizi di sicurezza in particolare belgi erano stati messi in grave imbarazzo. Venerdì mattina il quotidiano Dernière Heure ha rivelato che un poliziotto di Malines (in provincia di Anversa, nelle Fiandre) era a conoscenza addirittura dal 7 di dicembre dell’indirizzo dell’appartamento di Molenbeek dove, pochi giorni fa, è stato arrestato il super ricercato per gli attacchi di Parigi Salah Abdeslam. L’informazione era inserita in un rapporto confidenziale destinato alla cellula antiterrorismo della polizia giudiziaria federale di Bruxelles, ma non è mai arrivato a destinazione. La polizia ha aperto un’inchiesta.

E ancora, è notizia di venerdì che Najim Laachhroui, uno dei due kamikaze saltati in aria all’aeroporto di Zaventem, fosse incredibilmente noto alla giustizia belga come facente parte di un gruppo fondamentalista che organizzava viaggi verso la Siria e per chi dal paese mediorientale voleva invece tornare in patria. Due anni fa, la magistratura belga aveva firmato un mandato d’arresto nei suoi confronti.

A far scoppiare la polemica poco dopo gli attentati terroristici di Bruxelles era stato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, il quale aveva dichiarato che uno dei kamikaze in azione martedì, Ibrahim El Bakraoui, era già stato fermato in Turchia nel luglio 2015 mentre cercava di entrare in Siria, segnalato come foreign fighter ed espulso in Belgio, che lo avrebbe incredibilmente rilasciato non potendo provare i suoi legami con il terrorismo. Alla Reuters, ufficiali turchi fanno sapere che El Bakraoui sarebbe stato espulso anche una seconda volta nell’agosto 2015, mentre tentava nuovamente di entrare in Siria. Dal Belgio sostengono che El Bakraoui non sarebbe stato deportato nel loro paese ma in Olanda. La prima, la seconda volta o entrambe? Non c’è ancora chiarezza. Amsterdam starebbe verificando le proprie fonti, ma in ogni caso si tratta dell’ennesimo esempio di mancanza di comunicazione tra le intelligence degli stati membri dell’Ue e sottovalutazione dei rischi legati alla circolazione di jihadisti nel territorio europeo. Mercoledì, il quotidiano israeliano Haaretz aveva rivelato come il governo belga sarebbe stato informato con precisione (presumibilmente dal governo israeliano) del rischio di attentati terroristici all’aeroporto e alla metropolitana di Bruxelles.

Intanto trapelano nuovi elementi nell’inchiesta sugli attentati terroristici che martedì hanno colpito Bruxelles provocando 32 morti e centinaia di feriti. Secondo fonti investigative citate dalla televisione belga RTL, nei piani dei jihadisti, accanto alle esplosioni in metro e all’aeroporto, c’era anche una sparatoria in strada come già avvenuto a Parigi. A comporre il commando che avrebbe dovuto uccidere i passanti a colpi di kalashnikov c’erano Salah Abdeslam, Amine Choukri e Mohammed Belkaid: i primi due sono stati arrestati pochi giorni prima degli attacchi, mentre l’algerino Belkaid è rimasto ucciso in un blitz delle forze dell’ordine a Forest il 16 marzo scorso.

Il quotidiano francese Le Monde pubblica alcune indiscrezioni tratte dai verbali dell’interrogatorio di Salah Abdeslam lo scorso 18 marzo a Bruxelles, quando è stato arrestato: «Abdelhamid Abaaoud – ha dichiarato Abdeslam – è il responsabile degli attentati del 13 novembre a Parigi». Abaaoud, belga di origine marocchina già sospettato per gli attacchi nella capitale francese e coinvolto nella strage alla sede parigina del periodico satirico Charlie Hebdo, è rimasto ucciso lo scorso 18 novembre in un’operazione di polizia a Saint-Denis.

E spunta un nuovo nome tra i ricercati per gli attentati nelle capitali francese e belga: si tratta di un siriano di 28 anni, Naïm Al Hamed. Non è stata diffusa nessuna informazione sul ruolo che l’uomo avrebbe ricoperto negli attacchi, ma viene descritto come «molto pericoloso, forse armato». In fuga anche Mohamed Abrini, ricercato dagli attentati di Parigi del 13 novembre.

Photo credits: AFP

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