24 aprile 2015 – Il cerchio intorno ad Atene si sta chiudendo. I ministri delle Finanze dell’area euro, riunitisi stamattina a Riga per l’ennesima discussione sul debito ellenico, danno segnali sempre più evidenti di impazienza.
Le discussioni sulla Grecia, aveva anticipato severo il ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, «non sono avanzate a sufficienza, oggi ascolteremo un rapporto sullo stato delle cose e diremo che il tempo ha un limite».
E il summit si è concluso nuovamente con un nulla di fatto. Secondo Bloomberg, i ministri sarebbero stati molto duri con il loro omologo greco, tanto da definirlo un perditempo, un giocatore d’azzardo, un dilettante, per il modo con cui sta portando avanti le trattative con i creditori internazionali. A confermare il clima che si respirava oggi nella capitale lettone, c’è il presidente dell’Eurogruppo Dijsselbloem: «È stata una discussione molto critica, abbiamo fatto un accordo due mesi fa, ora credevamo di poter prendere una decisione, ma invece siamo molto lontani e quindi sì, è stato un dibattito molto critico».
Secondo il Financial Times, il ministro delle Finanze sloveno avrebbe addirittura evocato lo scenario peggiore: l’uscita di Atene dall’euro. Se i negoziati non arrivano velocemente a un esito positivo, avrebbe suggerito, l’eurozona dovrebbe prepararsi al piano B, al default della Grecia. Da parte sua, Varoufakis, dopo aver ribadito che un ritorno alle ispezioni intrusive della Troika sarebbe inaccettabile, ha definito «vergognoso» parlare di Grexit, aggiungendo che chi mette in conto tale possibilità sarebbe «profondamente antieuropeista».
«Tutti sanno che il tempo sta scadendo, la responsabilità è nelle mani dei greci, un accordo è nel loro interesse», ha continuato Dijsselbloem. «Serve un accordo globale sulla lista di riforme prima di qualunque disborso di tranche di aiuti», ha aggiunto. Con i greci, ha spiegato ai giornalisti, «sono stati fatti dei progressi ma restano ancora ampie differenze».
«Il tempo sta finendo, la velocità adesso è essenziale», gli fa eco il presidente della Bce Mario Draghi alla conferenza stampa finale dell’Eurogruppo, evidenziando il rischio che «venga distrutta» una parte del valore del collaterale che le banche elleniche devono fornire alla Bce per beneficiare della provvista di liquidità di emergenza.
«I progressi non sono sufficienti, il negoziato deve proseguire, la migliore opzione è concludere il programma, è importante che la Grecia acceleri e cominci ad attuare le riforme»: così il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis.
In molti non hanno nascosto la frustrazione scaturita dal tentativo del primo ministro greco, Alexis Tsipras, di bypassare il veto dell’Eurogruppo su nuovi finanziamenti parlando a quattrocchi con Angela Merkel. Ieri, in occasione del vertice europeo sull’immigrazione, convocato da Matteo Renzi dopo l’ultima strage nel Mediterraneo, Tsipras avrebbe rivolto un appello alla cancelliera tedesca chiedendo più flessibilità e più tempo: un accordo ponte entro la fine di aprile che consenta di sbloccare almeno una parte di aiuti in cambio di una parte di riforme. Ma l’Eurogruppo non cede di un millimetro: ok agli aiuti in tranche in cambio di una «parziale» attuazione delle riforme, ma solo dopo «un accordo sull’intero piano».
Il vice primo ministro greco, Yannis Gragasakis, in un’intervista pubblicata il 18 aprile dal quotidiano ellenico To Vima, ha rivelato che il governo potrebbe convocare elezioni anticipate o un referendum per rompere l’impasse nel caso in cui non riuscissero a convincere l’area euro a concedere nuovi aiuti.
Atene rischia, ogni giorno di più, di restare senza soldi in cassa. «La Grecia deve trovare fra i 350 e i 400 milioni di euro per poter pagare stipendi e pensioni a fine aprile», ha lanciato l’allarme in un’intervista a Mega Tv il viceministro delle Finanze ellenico, Dimitris Mardas. La Grecia, riporta Bloomberg, potrebbe presto essere costretta a imporre controlli sui capitali per frenare l’emorragia nel settore bancario.
Ma un accordo appare ancora molto lontano. Ad esempio, ha spiega il direttore generale del fondo salva-Stati Esm, Klaus Regling, non solo non c’è un piano di riforme completo ma mancano anche dettagli sul bilancio 2015 e 2016. Senza contare che il Governo prosegue con alcune misure «costose», contrarie all’accordo del 20 febbraio, come bloccare il congelamento di alcune pensioni e l’aumento del salario minimo. Tutte misure che fanno salire il deficit e che non vengono «compensate» da misure di pari valore. C’è poi il rifiuto di adottare alcune riforme considerate vitali dai partner europei e pesa, inoltre, il divieto d’accesso nei ministeri greci per i funzionari del Brussels Group.
«Oggi è molto difficile capire ciò che sta succedendo e questa non è una cosa buona, perché non si può negoziare se non ti fidi» del tuo interlocutore, ha confidato il vicepresidente della Commissione europea, Jyrki Katainen.
La prossima revisione del caso greco sarà all’Eurogruppo dell’11 maggio.
Luna De Bartolo