L'ICONOCLASTA

Da Washington a Roma i giochi politici turbano l’economia e i mercati. I problemi di Roma sono piccoli nel mondo ma dannosi in casa

30 settembre 2013 – A Washington Obama combatte per la sua legacy, l’Obamacare. I Repubblicani minacciano di tenere in ostaggio il funzionamento del governo americano in cambio di un’abrogazione della legge che ha reso la sanità Usa più europea. Ma il presidente non ci sta e lancia l’accusa verso un gruppo di Repubblicani al Congresso che, sostiene Obama, «potrebbe scegliere di paralizzare il governo e danneggiare l’economia solo perché non vuole questa riforma».

Lo showdown finale sul budget americano va in onda. Momento drammatico. Repubblicani contro Democratici. La Casa Bianca rischia uno shutdown del governo. Wall Street è nervosa. E Milano pure. Perché in Italia c’è una versione “mini” dello stallo americano, un’impasse italiana, anche se con meno conseguenze per il mondo di quella in atto a Washington. Piccola o meno, i giochi politici in Italia non aiutano la situazione. Lo spread sale e la borsa scende: un invito alla speculazione.

Il mio amico Holger Schmieding, capo economista alla Berenberg Bank di Londra, ha scritto che un crollo del governo Letta potrebbe avere ripercussioni diffuse nella zona euro, anche se i problemi a Roma appaiono piccoli quando paragonati al vero dramma in atto a Washington.

A Roma è in corso uno spreco di tempo.

Per me, bisogna pensare a gestire l’economia. Bisogna bloccare – fosse anche in via retroattiva, successivamente al primo di ottobre – l’aumento dell’Iva e mantenere l’abolizione della seconda rata dell’Imu sulla prima casa. E occorre trovare tempestivamente la copertura anche per ridurre il costo del lavoro, il cosiddetto cuneo fiscale, e va fatto attraverso tagli della spesa pubblica e non con altre nuove tasse o acconti anticipati sull’Irap o l’Ires o mascherando in altro modo. Bisogna fare le leggi.

Ma a Roma si dilapidano i giorni facendo teatro. Tutti fanno la conta nelle loro squadre, dei loro alleati e degli eventuali traditori. E nessuno guarda ai conti pubblici.

A Roma c’è tanta nebbia. Tanta confusione. C’è «l’incertezza» di cui ha parlato Napolitano. Ci sono i giochi, i tradimenti, i transfughi e tutto il resto del sottobosco romano. C’è davvero di tutto.

Abbiamo capito che Letta non vuole essere un re Travicello, come ha detto a Fabio Fazio ieri sera, approfittando dei diversi umori da lui percepiti all’interno del Pdl.

«I ministri del Pdl», ha dichiarato il primo ministro, «hanno posto delle valutazioni e sento che in Parlamento c’è incertezza. Per questo vado in Parlamento a chiarire. Non voglio essere un re Travicello».

Ma la domanda sorge: quanto sarebbe davvero utile per l’economia un governo composto da transfughi del M5S, ministri “diversamente berlusconiani”, qualche senatore Pdl della Sicilia e qualche senatore a vita? Forse potrà servire ad approvare una manovra di emergenza su Iva e Imu e sul cuneo fiscale. Forse per cambiare la legge elettorale. Ma una maggioranza di questo tipo fino al 2015 non sarebbe molto forte o convincente.

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