L'ICONOCLASTA

Elezioni Usa, Donald Trump (purtroppo) va preso sul serio

19 febbraio 2016 – Sono negli Stati Uniti questa settimana e, devo dire, essere qui e vivere in tempo reale la campagna per la Casa Bianca, oramai una specie di avanspettacolo continuo nelle TV e sui social media, fa molto più effetto che osservarla dall’Europa. Sono americano. Ho addirittura iniziato la mia carriera lavorando nella politica americana. Ma questa volta sono rimasto molto colpito, spiazzato dagli insulti che volano, e non solo tra Donald Trump e tutti gli altri candidati, ma anche dal linguaggio volgare e spesso ignorante, dai colpi bassi nella campagna per le primarie di questo sabato in South Carolina.

Ci penserò due volte la prossima volta che avrò voglia di criticare la politica italiana. Essere qui in America, testimone di questo circo, è una lezione di umiltà per me. Almeno in Italia si parla di questioni vere; qui ci si trova di fronte a tutta una serie di attacchi personali. Trump, il populista-miliardario, continua senza freni con le sue provocazioni, ma continua a crescere nei consensi, sia all’interno del partito repubblicano, sia a livello nazionale.

Il povero Jeb Bush, fratello sfortunato dell’ex presidente George W. Bush, ha cercato di reagire agli attacchi di Trump portando il fratello, ormai pensionato in Texas, a un comizio in South Carolina, ma secondo me con poca efficacia. Trump ha accusato l’ex-presidente Bush di aver commesso un enorme errore (“Big mistake!”) con la sua guerra contro Saddam Hussein. Una posizione ragionevole, ma poi ha criticato Bush anche per gli attacchi dell’11 settembre, una provocazione davvero oltraggiosa.

Poi, in questi giorni, con la morte del giudice della Corte Suprema Antonin Scalia, i repubblicani stanno cercando di ignorare la nostra Costituzione argomentando che il Presidente Obama non dovrebbe nominare un nuovo giudice, una posizione ridicola e partigiana. Questo, se possibile, è l’ennesimo esempio di quanto aspra e polarizzata sia la politica americana. L’ostruzionismo dei repubblicani, in questo caso, dovrebbe aiutare i democratici, ma questo soltanto secondo la logica, e quest’anno la logica non sembra poter essere applicata alla politica americana.

Negli ultimi tre giorni la politica è stata dominata dagli insulti. Trump ha chiamato Ted Cruz «bugiardo» e Cruz ha ricambiato il complimento. Entrambi hanno dato a loro volta del bugiardo a Marco Rubio e viceversa. E Jeb Bush, troppo cortese, sta lottando per la sua sopravvivenza. Nel campo democratico, Hillary Clinton continua a collezionare accuse di essere antipatica e opportunista mentre Bernie Sanders cresce nei consensi, anche se il suo messaggio è puro populismo di sinistra. Poiché Hillary, nella coscienza collettiva, è legata ai suoi finanziatori di Wall Street, il messaggio di Sanders suona bene a tanti.

Obama intanto si è pronunciato su Trump per la prima volta. In un intervento insolito per un presidente uscente, ha detto martedì quello che l’intero establishment politico Usa (compresi i leader del Partito repubblicano) pensa fin dall’inizio della lunga corsa elettorale: Donald Trump è «unfit» (inadeguato) per la carica di Comandante in capo degli Stati Uniti d’America. La presidenza, ha detto Obama con notevole sarcasmo, «non è un talk show o un reality show».

Una critica che, paradossalmente, potrebbe addirittura aiutare Trump. In effetti, la cosa più mi ha colpito in questi giorni è che proprio in un’America in cui alcune delle figure più volgari dal mondo dei reality shows, come la famiglia Kardashian, sono oggi rispettate da milioni di americani, Donald Trump continua a conquistare consensi.

Ieri sera, a cena, un amico che guida uno dei più grandi gruppi mediatici degli Stati Uniti, quando ho chiesto il suo parere sul fenomeno Trump, mi ha guardato in faccia e mi ha detto chiaro e tondo: “Stiamo tutti dicendo da mesi e mesi che Trump prima o poi imploderà. Ora comincio a credere che c’è una probabilità che sarà lui il candidato repubblicano, e non escluderei neppure che potrebbe battere Hillary”.

In un’America che fatico a riconoscere, Donald Trump (purtroppo) va preso sul serio.

Commento pubblicato su Corriere.it

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