Secondo i partner europei, riporta il Financial Times, Varoufakis & Co. si starebbero comportando in modo infantile. L’analisi dell’autorevole quotidiano inglese, tradotta in italiano.
20 aprile 2015 – Mai, nella storia dell’eurozona, l’eurogruppo è stato così unito. Mai le istituzioni un tempo conosciute come Troika – Commissione europea, Fondo monetario internazionale e Banca centrale europea – hanno avuto una tale unità d’intenti. Che sia parte di un piano o per caso, il governo Syriza guidato da Alexis Tsipras è riuscito nell’impresa di mettere tutti d’accordo, sembra quasi di ascoltare una raccolta di cori da tutto il continente cantare all’unisono l’Inno alla Gioia. Tutti sono profondamente frustrati a causa delle buffonate della Grecia.
La questione ha dominato gli incontri primaverili del Fmi e della Banca mondiale a Washington. I funzionari europei hanno espresso le loro incomprensioni circa il comportamento di Yanis Varoufakis, il ministro delle Finanze greco, il quale non ha intrattenuto colloqui tecnici per cambiare i termini delle condizioni di prestito cui il paese si è impegnato.
Un successo sbloccherebbe 7,2 miliardi di euro di finanziamenti supplementari, necessari a evitare che la Grecia resti a corto di liquidità. Il Fmi e i funzionari europei hanno rilasciato una dichiarazione comune nella quale affermano che le trattative devono procedere più velocemente, pena l’innalzarsi delle chance di default. Senza un accordo, il prestito resta sotto chiave.
Nessuno capisce il comportamento greco, perché respingano i colloqui dopo aver raggiunto un accordo di massima lo scorso febbraio. Trovano sia infantile. In molti, privatamente, dicono che le autorità greche si stanno comportando come un bambino piccolo che fa i capricci. È inaccettabile, spiegano. Ma così come i genitori hanno spesso opinioni diverse su quale sia il metodo migliore per placare i loro pargoli urlanti, l’armonia europea, allo stesso modo, non si spinge fino a un’intesa sulla strategia da adottare con il governo greco.
C’è la corrente di chi sostiene che vadano trattati «come se fossero degli adulti». I greci si staranno anche comportando come bambini, ma c’è bisogno di adulti cui mostrare il giusto modo di agire. Secondo il loro punto di vista, bisogna sfruttare il potere dell’esempio e evitare di gridare. I membri di questo gruppo non possono concepire di vivere con una famiglia divisa e vogliono dare alla Grecia ogni possibilità di modificare il loro comportamento.
Un atteggiamento fin troppo permissivo, è il giudizio di chi vuole invece imporre la disciplina. Si percepisce un certo, evidente compiacimento quando questa fazione discute delle possibili punizioni che il bambino dovrà subire se si dimostrerà insolvente, che sia verso il Fmi a maggio o giugno, oppure nei confronti della Bce nel caso in cui riuscisse a sopravvivere fino all’estate. Sganciare i greci dalla Bce – e imporre controlli sui capitali – metterebbe fine a ogni illusione ad Atene e spingerebbe il governo a tornare in sé, ne sono convinti. In questo modo, dopo un periodo di confusione, la Grecia sarebbe in grado di restare nell’euro.
Poi ci sono quelli ligi alle regole. Il loro è un approccio progressivo: a ogni occasione credono sia utile ricordare al bambino capriccioso quali sono i suoi doveri e quali le conseguenze che deriverebbero dal continuare a ignorare il giusto cammino. Sono anche disposti a infliggere punizioni, ma lo farebbero a malincuore.
E infine ci sono i genitori “riluttanti”, quelli che non volevano la Grecia fin dall’inizio. Questi funzionari stanno allestendo una campagna per buttare fuori il paese [dall’euro, ndr]. Si sono arresi e vogliono dare in adozione il bambino cattivo. La famiglia sarebbe più forte senza questo figlio illegittimo, sostengono.
A osservare dall’alto, i nonni indulgenti negli Stati Uniti e nel Regno Unito, convinti che i genitori stiano facendo un pessimo lavoro e creeranno problemi anche al resto della famiglia estesa. Gridano il loro messaggio da lontano, inutilmente, e allo stesso tempo rifiutano strenuamente qualsiasi coinvolgimento, pretendendo che i genitori semplicemente paghino per la Grecia affinché il problema venga rimosso.
A Washington, tutto ha lasciato intendere che ad avere il sopravvento siano quelli ligi alle regole. Alla Grecia è stato chiesto di negoziare velocemente e in buona fede. Non ci sarà nessun accordo sottobanco in stanze fumose, nessun consenso su ritardi nei pagamenti al Fmi e i soldi non verranno sbloccati se non ci saranno progressi. [I membri di questa scuola di pensiero] si preoccupano allo stesso modo del contagio politico nel caso in cui decidessero di arrendersi ai capricci di Atene, così come del contagio economico nell’eventualità in cui la Grecia venisse lasciata al proprio destino. Ma offrono anche la carota della flessibilità se Atene si dà una calmata e si impegna a seguire l’iter corretto.
È rilevante notare come nessuno crede che Atene smetterà di fare i capricci.
(traduzione di Luna De Bartolo)
VIA/ The Financial Times