L'ICONOCLASTA

Gentiloni: «Governo in carica finché le Camere danno la fiducia»

13 dicembre 2016 – In un’aula semivuota, boicottata dal Movimento 5 Stelle, dalla Lega e da Ala, Paolo Gentiloni ha pronunciato il suo primo discorso alla Camera dei Deputati da capo dell’esecutivo.

«Il governo che si presenta a ricevere la fiducia – ha esordito il neo premier – è un governo di responsabilità, garante della stabilità delle nostre Istituzioni. E intende concentrare tutte le proprie energie sulle sfide dell’Italia e i problemi degli italiani». Gentiloni ha voluto sottolineare il lavoro svolto dal governo precedente, in cui ricopriva il ruolo di ministro degli Esteri: «I compiti di un governo sono definiti dalla Costituzione e il suo profilo politico è iscritto nel quadro della maggioranza del governo precedente che non è venuta meno. Per qualcuno è un limite, io lo rivendico; rivendico il grande lavoro fatto alle spalle ed i risultati ottenuti di aver rimesso in moto il paese». E sulle dimissioni dell’ex premier, Gentiloni ha parlato di una «scelta che non era obbligata ma era stata ampiamente annunciata da Renzi. Averla compiuta è stata un atto di coerenza cui non solo noi della maggioranza ma tutti gli italiani che hanno a cuore la dignità della politica dovrebbero salutare con rispetto».

Il primo ministro ha quindi annunciato le priorità di questo nuovo esecutivo, in primis le banche: «Il sistema è solido e contribuisce alla ripresa. Siamo pronti a intervenire per garantire la stabilità degli istituti e i risparmi dei cittadini», ha promesso. E sul Sud Italia: «Dobbiamo fare molto di più sul Mezzogiorno. La decisione di formare un ministero apposito non deve far pensare a vecchie logiche del passato. Anzi». E ancora: «All’agenda vorrei aggiungere grandi questioni su cui finora a mio avviso non abbiamo dato risposte pienamente sufficienti. Innanzitutto i problemi che riguardano la parte più disagiata della nostra classe media, partite iva e lavoro dipendente, che devono essere al centro dei nostri sforzi per far ripartire la nostra economia. Proprio perché non vogliamo rinunciare a una società aperta e digitale vogliamo porre al centro coloro che da queste dinamiche si sentono sconfitti».

Lunedì sera, il nuovo primo ministro ha annunciato la sua squadra. Molte le riconferme dell’esecutivo uscente, tanto che diversi commentatori hanno ironizzato su un “governo Renzi senza Renzi” a sottolineare il potere che il segretario del Partito Democratico continuerebbe a mantenere nonostante le dimissioni da premier. Ministeri senza portafoglio sono andati a Anna Finocchiaro (Rapporti con il Parlamento), Marianna Madia (Pubblica Amministrazione), Enrico Costa (Affari Regionali), Claudio De Vincenti (Coesione Territoriale e Mezzogiorno) e Luca Lotti (Sport con deleghe su editoria e Cipe). Ministeri con portafoglio a Angelino Alfano (Esteri), Marco Minniti (Interni), Andrea Orlando (Giustizia), Roberta Pinotti (Difesa), Pier Carlo Padoan (Economia), Carlo Calende (Sviluppo Economico), Maurizio Martina (Agricoltura), Gianluca Galletti (Ambiente), Graziano Delrio (Infrastrutture), Beatrice Lorenzin (Salute), Dario Franceschini (Cultura), Valeria Fedeli (Istruzione) e Giuliano Poletti (Lavoro).

Photo Credits: Andreas Solaro/AFP/Getty Images

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