Articolo originale su corriere.it
Domani il nostro presidente del Consiglio verrà ricevuto dal presidente Usa: parleranno di molte cose, ma su migranti, Nato e dazi, potrebbero esserci diversi punti di vista.
L’ultima volta che un premier italiano ha visitato la Casa Bianca è stata ad ottobre scorso, quando l’allora presidente del consiglio Matteo Renzi è stato ricevuto con tutti gli onori a una cena di stato, allegra e anche un po’ stravagante. All’epoca Renzi era felice di ricevere l’endorsement del presidente Barack Obama per gli obiettivi contenuti nel suo famoso referendum, anche se oggi, col senno del poi, l’abbraccio di Obama sembra piuttosto di essere stato una specie di abbraccio della morte. Domani, alla Casa Bianca, ci sarà Paolo Gentiloni, ma sarà una visita diversa. Il mondo è cambiato notevolmente negli ultimi sei mesi, in grande parte a causa del nuovo inquilino di 1600 Pennsylvania Avenue: un nuovo presidente con un nuovo approccio alla politica internazionale.
L’incontro tra Gentiloni e Donald Trump ha come scopo soprattutto la formalità di una conversazione a un mese di distanza dal vertice del G7 che si terrà a Taormina a fine maggio sotto la presidenza italiana. Sullo sfondo intanto ci sono le tensioni internazionali in Corea del Nord e in Siria. Su questi temi non immagino divergenze tra la linea del governo italiano e quella dell’amministrazione Trump. Dopo la visita di Sergio Mattarella a Mosca possono anche scambiare idea sui rapporti con Putin. Parleranno dell’Isis, della Libia, dell’Iraq, di Erdogan e dell’Ucraina. Fin qui tutto prevedibile.
Ma Gentiloni, corretto, diplomatico e perbene nei suoi modi, si troverà davanti a un presidente americano inusuale. Non c’è più il famoso «soft power» di Obama, l’idea che la diplomazia potrebbe risolvere tutto. Trump è un presidente energico e aggressivo, vuole mostrare i muscoli degli Stati Uniti come mai prima, un uomo che vuole proiettare il potere militare americano per spaventare e intimidire i suoi rivali, un presidente che vuole sembrare duro, forte e capace di tutto per sconfiggere il suo nemico. Davanti a tutto questo immagino che Gentiloni rimarrà calmo e assieme a Trump sottolineerà i forti legami di amicizia tra l’America e l’Italia, nel modo più tradizionale possibile. E Trump dovrebbe essere friendly con l’Italia, gentile e amichevole. A lui piace l’Italia e anche la Toscana. Quando eravamo assieme l’estate scorsa abbiamo parlato della Toscana e Trump mi ha detto quanto gli piace l’idea di una bella campagna, dove produrre un buon olio di oliva. No, l’incontro tra Gentiloni e Trump dovrebbe andare bene, a patto che Trump non sollevi la questione dei pagamenti italiani verso la Nato.
Se Trump sollevasse la questione Nato, e ribadisse la sua richiesta che tutti i Paesi membri della Nato portino il loro contribuito al 2% del Prodotto interno lordo, come ha fatto con la Merkel, questo sì che potrebbe provocare un momento d’imbarazzo per Gentiloni. L’Italia spende attualmente circa 17mld di euro all’anno e se aumentasse le spese militari, come richiede Trump, ci vorrebbero altri 15mld all’anno, una somma ovviamente inconcepibile. Per questo sarebbe meglio se Trump non ne parlasse.
Ma per Gentiloni, l’incontro potrebbe essere delicato anche se viene discusso il tema dell’immigrazione. Trump vuole costruire dei muri e ha una politica anti-immigrante mentre Gentiloni vuole un aiuto e la solidarietà di un’Europa che non ne vuole sapere della crisi umanitaria in corso nel Mediterraneo. Diversi problemi, diversi punti di vista.
Anche sul commercio, tema delicatissimo, Gentiloni deve navigare con cautela. La questione dei dazi, di commercio libero o meno, va ben oltre la Vespa e la San Pellegrino. L’Italia è un Paese che riceve grandi benefici da un sistema mondiale di commercio libero. L’Italia è un Paese che ottiene dei benefici da un sistema multilaterale con le regole chiare. Trump ha un’altra idea. Tema sensibile.
Sul clima, e gli accordi di Parigi, qualche differenza c’è, ma la questione sarà glissata, forse ignorata nel comunicato finale. Sottolineare il positivo, questo è il credo degli sherpa che scrivono le bozze delle dichiarazioni finali.
Alla fine, alla conferenza stampa della Casa Bianca, ci sarà sicuramente un sorriso per le camere e anche una stretta di mano amichevole tra Trump e Gentiloni. Tutto bene. Molto serio. Gli Usa e l’Italia rimangono grandi amici. Da copione. Ma in privato, per Paolo Gentiloni, qualche momento di leggero imbarazzo ci potrebbe essere. Anzi, è altamente probabile.
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