L'ICONOCLASTA

Grecia al centro del G7 di Dresda, Christine Lagarde (FMI) gela Tsipras: «Grexit è una possibilità, improbabile un accordo»

28 maggio 2015 – «Abbiamo fatto passi avanti, siamo alle battute finali, l’accordo è vicino», aveva avvertito ieri il primo ministro greco Alexis Tsipras, mentre fonti del governo ellenico dichiaravano all’agenzia France Press che i negoziatori di Atene avevano trovato un accordo a livello tecnico con i creditori internazionali per lo sblocco degli aiuti. Ma oggi arriva l’altolà di Washington. Il direttore del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, gela Atene: l’uscita della Grecia dall’euro, ha dichiarato al quotidiano tedesco Faz «è una possibilità», reputando invece «molto improbabile» il raggiungimento di un accordo finale nei prossimi giorni. Per Lagarde, però, l’uscita di Atene dall’eurozona «non vorrà dire la fine dell’euro».

Scettica su un’intesa è anche la Commissione Ue, che per bocca del vicepresidente Valdis Dombrovskis smentisce le affermazioni di Tsipras così come quelle trapelate da Atene: «Ancora non ci siamo». E, anche se il negoziato fa progressi, secondo Dombrovskis «restano ancora diverse aree da discutere compresi i target di bilancio».

Parlando in parlamento ad Atene, riporta Bloomberg, il ministro delle Finanze ellenico Yanis Varoufakis annuncia: «Vogliamo la ristrutturazione del debito». La pressione dei creditori sulla revisione dell’Iva, ha aggiunto, è «asfissiante». Da Berlino, il ministro dell’Economia tedesco Wolfgang Schaeuble si mostra inflessibile: «Atene non è più competitiva, no a sconti sul debito. Il paese non può restare nell’euro senza fare le riforme».

Sulla minaccia greca di non pagare le rate dovute al Fmi a giugno per mancanza di liquidità, Washington è stata chiara: «Ci aspettiamo che la Grecia rispetti i suoi impegni. Perché chi manca i pagamenti non potrà più avere accesso ai finanziamenti. E questo vale per ogni Paese». E ancora: «Ripagare il Fondo è importante innanzitutto per tutti gli altri Paesi». Inoltre, «è necessario che sulla Grecia si raggiunga un accordo il prima possibile» ma «l’uscita di Atene dall’Eurozona non è sul tavolo. Il prezzo da pagare sarebbe altissimo».

Il dossier greco è ora al centro delle discussioni del vertice di Dresda dei ministri delle Finanze del G7, che si sta svolgendo in queste ore. Nella cittadina tedesca ci sono, oltre ai ministri, i vertici della Bce con Mario Draghi, quelli dell’Eurogruppo, il Fmi e il commissario Ue agli Affari economici Pierre Moscovici. Un’ottima occasione per imprimere un’accelerata ai negoziati, come auspicato dagli Usa, che spingono per un’intesa da raggiungersi nel minor tempo possibile, temendo un contagio in caso di default di Atene.

Il segretario del tesoro Usa, Jack Lew, nella sua tappa londinese prima di arrivare a Dresda, ha biasimato la «politica del rischio calcolato» che l’Europa e Atene stanno portando avanti, con il rischio di un «incidente» che potrebbe portare al default greco. Lew ha invitato tutti a fare un passo indietro, in direzione di un compromesso che scongiuri questa minaccia.

Anche la Banca centrale europea mette in guardia: «In assenza di un accordo rapido» si potrebbe materializzare il pericolo «di un aggiustamento al rialzo dei premi sul rischio dei paesi dell’eurozona più vulnerabili». Lo scrive nel Financial Stability Review, sottolineando come «la lunghezza e l’incertezza delle trattative» portino «estrema volatilità nella Borsa greca».

Intanto, in un lungo editoriale pubblicato stamattina a firma Simon Nixon, il quotidiano finanziario Usa Wall Street Journal dà un consiglio ai leader europei: «Potrebbe essere giunto il momento in cui i governi dell’Ue presentino un ultimatum ad Atene: un accordo ‘prendere o lasciare’ con una scadenza chiara». «Questo ultimatum – scrive Nixon – dovrebbe includere una spiegazione di cosa l’eurozona ha fatto e di cosa intende fare per la Grecia, cosa chiede in cambio e i motivi per cui lo chiede». Allo stesso tempo, «dovrebbe indicare le conseguenze di un rifiuto, che darebbe alla Bce la copertura politica per smettere di finanziare il sistema bancario greco». Sarebbe, spiega il Wsj, una «mossa ad alto rischio», ma anche quello di «vagare come sonnambuli verso un incidente è alto». Allo stesso tempo, conclude, un ultimatum «assicurerebbe che l’uscita dall’euro è una decisione deliberata del governo Greco: particolare importante nella discussione sulla tenuta nel lungo termine dell’eurozona che sicuramente ne seguirà».

Luna De Bartolo

ULTIMI ARTICOLI