L'ICONOCLASTA

Grecia, c’è l’accordo. I ministri delle Finanze Ue acconsentono alla proroga di 4 mesi del prestito di Atene. Intesa su un testo breve e «di principio»

20 febbraio 2015 – Atene e i suoi partner europei sono usciti dall’impasse e hanno raggiunto un accordo di massima sul rifinanziamento del debito greco. Una proroga del prestito di quattro mesi in cambio di riforme.

Il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem ha assicurato che la Grecia ha garantito il suo «impegno inequivocabile nell’onorare i suoi obblighi finanziari» verso i creditori. Dijsselbloem ha quindi aggiunto che la Grecia dovrà presentare lunedì una lista completa di riforme che verrà poi valutata dalle istituzioni europee.

LA GIORNATA – La strada sembrava tutta in salita, con la Germania che giudicava insufficienti le garanzie fornite dalla lettera inviata dal ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis al presidente dell’Eurogruppo Dijsselbloem. «Quello che nella sostanza è stato formulato nella lettera di Atene non è sufficiente, e su questo il governo tedesco è unito», aveva dichiarato al portavoce della cancelliera tedesca Angela Merkel.

La portavoce della cancelliera tedesca aveva poi precisato: «La lettera greca dimostra che la Grecia è ancora interessata agli aiuti europei» ed è «un punto di partenza» e «un buon segnale» per andare avanti nei negoziati.

Oggi si decidono le sorti di Atene. Senza un’intesa, la Grecia rischia di trovarsi senza liquidità dal 1° marzo. E i segnali che arrivano dalla Germania non sono incoraggianti. Anzi, il paese guidato dalla cancelliera Merkel appare sul piede di guerra: Atene, è il loro ragionamento, vuole il finanziamento senza in cambio mantenere gli impegni assunti tre anni fa. Secondo fonti tedesche dell’Euro Working Group (la riunione che prepara l’Eurogruppo), la proposta greca sarebbe «un cavallo di Troia» perché sembra una richiesta di estensione degli accordi ma in realtà nasconde la possibilità di smarcarsi dagli impegni connessi, ovvero dal Memorandum del 2012.

Il problema è che il mancato raggiungimento di un accordo metterebbe a rischio la credibilità dell’euro.

Si cerca quindi il compromesso, con Roma in prima linea. Questa mattina il premier Matteo Renzi e la Merkel si sono sentiti al telefono per fare il punto della situazione in vista della riunione dell’Eurogruppo. «L’Italia sta facendo lavoro di cerniera tra i Paesi più rigidi, austeri, e la Grecia – ha spiegato il premier Matteo Renzi, intervenuto ieri sera su Rai 2 a Virus – Cerchiamo di dare una mano al governo greco, d’accordo con la Commissione Ue, per trovare una soluzione». «Il governo greco – ha ammonito Renzi – non può fare il furbo e lasciare da pagare agli altri. Ma un minimo di flessibilità va dato a fronte di riforme».

La Finlandia, uno dei paesi più inflessibili, si è ammorbidito – «uno spiraglio si è aperto per l’accordo», hanno fatto sapere – mentre l’Austria ha precisato che la richiesta greca «deve rispettare tutte le condizioni» del piano di salvataggio. «Possiamo discutere un nuovo programma con nuove condizioni – ha detto il ministro delle Finanze Hans Joerg Schelling – ma l’attuale programma dev’essere completato».

Linea dura anche da parte dell Portogallo, che ha fatto tanti sacrifici in questi anni. Lisbona insiste sulla necessità che Atene rispetti tutte le condizioni previste dall’attuale piano di salvataggio: «È inaccettabile che la Grecia non si assuma le proprie responsabilità in cambio del sostegno economico», ha commentato il primo ministro portoghese Pedro Passos Coelho.

Il ministro delle Finanze britannico Osborne, sulla stessa lunghezza d’onda degli Usa, mette in guardia dalle gravi conseguenze per l’economia che deriverebbero da uno stallo nei negoziati. Osborne reputa «necessario che l’Eurozona trovi una soluzione comune» per evitare «un danno serio all’economia europea».

Alle 15 la resa dei conti all’Eurogruppo. I ministri delle Finanze dell’Ue devono decidere se accettare o respingere la richiesta, arrivata dal governo guidato da Alexis Tsipras, di prorogare il “Master Financial Assistance Facility Agreement”.

Atene ha richiesto delle modifiche ai termini dell’accordo originale: il testo, concordato con il commissario agli Affari Economici Ue, Pierre Moscovici, deve oggi ricevere il via libera dell’Eurogruppo.

Reuters ha pubblicato il testo della lettera inviata dal ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis al presidente dell’Eurogruppo Dijsselbloem. La Grecia, si legge nel documento, si è impegnata a raggiungere la stabilità finanziaria e fiscale ma, dall’altro lato, si è riservata il diritto di realizzare riforme sociali mirate a portare sollievo alla popolazione in difficoltà e rilanciare l’economia e l’occupazione.

Il piano mantiene il monitoraggio da parte della troika (Bce, Commissione Ue, Fmi). Inoltre, è scritto nella lettera inviata da Varoufakis, questi sei mesi serviranno ad Atene per procedere con negoziati allo scopo di ottenere un nuovo patto quadriennale per la crescita tra il 2015 e il 2019. Secondo una fonte interna al governo greco citata da Reuters, il nuovo patto includerà anche un accordo di riduzione del debito greco.

La proposta di Atene non convince Berlino, che sembra intenzionata a non voler concedere alla Grecia il rinnovo del prestito perché, aveva spiegato già ieri il portavoce del ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble, «non presenta alcuna proposta di soluzione sostanziale». In realtà, spiega il portavoce, la lettera mirerebbe a un finanziamento ponte, senza adempiere alle richieste del programma. «Lo scritto non corrisponde – ha aggiunto – ai criteri stabiliti all’Eurogruppo di lunedì».

La Commissione Ue ha parlato invece di «un segno positivo che spiana la strada ad un compromesso ragionevole nell’interesse di tutta l’Eurozona». Così il portavoce del presidente dell’esecutivo Ue, Jean Claude Juncker.

Giovedì era arrivato un aiuto da parte della Bce, che aveva deciso di prorogare il piano di liquidità d’emergenza (ELA) concesso alle banche greche solvibili e di aumentarne il tetto portandolo a 68,3 miliardi di euro. È questa l’unica fonte di liquidità restata in vigore da quando la Bce ha tolto la deroga che permetteva di accettare come garanzia i titoli di Stato greci nonostante il loro rating “junk”.

E giovedì erano scesi in campo anche gli Stati Uniti, con una telefonata tra il segretario di Stato Usa al Tesoro, Jack Lew e il ministro delle Finanze ellenico, Yanis Varoufakis. Lew ha messo in guardia Atene dal rischio di «immediate difficoltà» qualora non si trovasse un accordo: «È il momento di passare ai fatti», si deve «trovare un sentiero costruttivo in accordo con il Fmi e i ministri europei delle finanze». «L’incertezza – ha ammonito Lew – non è una cosa buona per l’Europa».

Luna De Bartolo

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