5 maggio 2015 – Troppi paletti diversi da parte del Fondo monetario internazionale e della Commissione europea, impossibile per Atene riuscire a soddisfare entrambi. Così un funzionario europeo all’agenzia Bloomberg sui colloqui in corso tra i rappresentanti della Grecia e dei suoi creditori internazionali.
Atene è infatti in trattativa con i suoi creditori internazionali per l’esborso dell’ultima tranche del secondo piano di salvataggio, la quale sarà versata solo a seguito di un’intesa su un piano di riforme, come stabilito nel corso dell’eurogruppo di febbraio: 7,2 miliardi di euro di cui la Grecia ha disperatamente bisogno per non finire in bancarotta già questo mese.
Secondo la fonte ellenica, da un lato c’è il Fmi, che non vuole accettare alcun compromesso sulla liberalizzazione del mercato del lavoro e sul taglio delle pensioni, nonostante sia molto difficile stabilire un punto d’incontro con Atene su questi punti. Lavoro e pensioni rappresentano infatti le “linee rosse” da non oltrepassare secondo il programma con cui Syriza ha vinto le elezioni. Tsipras, come ha dichiarato in più occasioni, non intende cedere senza prima interpellare i cittadini greci attraverso un referendum. E poi c’è la Commissione europea, che insiste sugli obiettivi di bilancio e rifiuta di considerare una svalutazione del debito greco.
Come se non bastasse, scrive ancora Bloomberg, non è chiaro quanta liquidità sarebbe ancora disponibile nelle casse elleniche. Tanto che, nonostante le rassicurazioni di Atene – che si dice pronta a onorare la scadenza del 12 maggio, quasi un miliardo da rimborsare al Fmi – c’è chi scommette sull’eventualità di un default senza un accordo entro la fine del mese.
Anche il Financial Times ha pubblicato un importante retroscena secondo il quale Atene sarebbe così lontana dagli obiettivi del piano di salvataggio da rischiare di perdere «l’appoggio vitale del Fondo monetario internazionale a meno che i creditori europei non cancellino una parte significativa del suo debito sovrano». Il fondo – per bocca di Poul Thomsen, capo del dipartimento europeo dell’Fmi – avrebbe avvisato l’eurozona di questa eventualità.
L’Fmi potrebbe addirittura decidere di tirarsi fuori e trattenere la sua parte dei 7,2 miliardi di euro di aiuti internazionali su cui si stanno svolgendo i negoziati. Si tratta di circa la metà di questi fondi.
All’ultimo Eurogruppo, quello del 24 aprile a Riga, Thomsen avrebbe esposto dati che mostrano come Atene si diriga quest’anno verso un deficit pari dell’1,5 per cento del Pil mentre, in base agli obiettivi del piano di salvataggio, avrebbe dovuto raggiungere nel 2015 un surplus del 3 per cento.
Già tre anni fa il Fondo rifiutò di versare la sua parte di aiuti argomentando che il debito greco non scendeva abbastanza velocemente. Allora il Fondo fece marcia indietro dopo aver ricevuto rassicurazioni da parte dei ministri delle Finanze dell’eurozona: avrebbero considerato l’eventualità di svalutare la loro parte di prestito allo scopo di portare il debito ellenico al di sotto del 110 per cento del Pil entro il 2022. Una misura che tuttavia non è mai stata realizzata. Oggi il debito greco è al 176 per cento del Pil.
Le previsioni che vedono aumentare ulteriormente il debito greco, scrive il Financial Times, fanno lievitare le stime relative a un eventuale terzo piano di salvataggio per la Grecia, che potrebbe rivelarsi necessario una volta che Atene avrà ricevuto i 7,2 miliardi restanti del secondo piano di aiuti. Alti funzionari calcolavano un nuovo prestito pari a circa 30-50 miliardi, ma il deficit ellenico crescente potrebbe cambiare le cifre.
Intanto, nelle stime di primavera rilasciate stamattina, la Commissione europea ha tagliato significativamente le previsioni per la Grecia: dal 2,5 per cento stimato tre mesi fa, secondo la Commissione quest’anno il Pil ellenico crescerà solo dello 0,5 per cento e «a condizione che ci sia un accordo con l’Ue e il Fondo monetario internazionale entro giugno».
Per il 2016, le stime sono state tagliate dal 3,6 di febbraio al 2,9 per cento. «Alla luce dell’incertezza persistente è stato inevitabile rivedere al ribasso le stime di crescita della Grecia», ha spiegato il commissario europeo per gli Affari economici e monetari Pierre Moscovici. «Tutto dipende dalle discussioni in corso», ha aggiunto.
«L’instabilità in Grecia era evitabile, solo cinque mesi fa era sulla strada di una crescita forte, con nuovi posti di lavoro e il ritorno sui mercati in vista. Oggi – è la constatazione di Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione – la situazione è deteriorata, il Pil crescerà appena dello 0,5 per cento, magra crescita condizionata al raggiungimento dell’accordo». E anche la disoccupazione, che secondo le stime di febbraio avrebbe dovuto calare nel 2015 al 22 per cento, scenderà solo fino a un tasso del 23,2 per cento.
Tuttavia, ha ribadito Moscovici, la Commissione europea non prende nemmeno in considerazione l’ipotesi di un’uscita della Grecia dall’euro, «in nessun caso». «Juncker (presidente della Commissione Ue, ndr) come io stesso siamo molto attaccati all’integrità della zona euro – ha dichiarato nel corso della conferenza stampa di presentazione delle ultime previsioni economiche -. Non è semplicemente una zona a cambi fissi: è di più, è una moneta unica concepita per essere irreversibile». «Il giorno in cui questa irreversibilità non fosse più garantita, e non dobbiamo lasciare che si facciano questi sogni, la questione diventerebbe chi è il prossimo – ha avvisato il commissario per gli Affari economici – e la zona euro perderebbe forza».
Ieri sera, il primo ministro greco Alexis Tsipras ha avuto una conversazione telefonica con Angela Merkel per parlare delle trattative in corso con i creditori internazionali. «Hanno discusso dei negoziati a Bruxelles e si sono scambiati i loro punti di vista», ha spiegato una fonte interna al governo ellenico senza rivelare ulteriori dettagli.
E in questo momento è anche in corso un incontro a Francoforte tra il vice primo ministro ellenico, Yannis Dragasakis, e il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi. Diversi funzionari europei sperano che il raggiungimento di un’intesa porti la Bce ad allentare la stretta imposta sulla vendita di obbligazioni a breve termine di debito greco.
Luna De Bartolo