L'ICONOCLASTA

CRISI GRECA – Oggi la proposta di proroga del piano da parte di Atene. L’UE: «Se vuole i fondi, rispetti i patti»

19 febbraio 2015 – È attesa oggi la presentazione da parte del governo di Alexis Tsipras della richiesta di proroga di sei mesi degli aiuti europei, in scadenza il 28 febbraio, in base al documento – più morbido rispetto al memorandum della troika sottoscritto nel 2010 – sottoposto al ministro delle Finanze ellenico, Yanis Varufakis, dal commissario agli affari economici UE, il francese Pierre Moscovici. Una proposta che, una volta ricevuta, deve ricevere l’ok dell’Eurogruppo.

Una svolta inaspettata dopo una settimana in cui i toni tra Grecia e Germania si erano fatti durissimi. La proroga, scrive il Wall Street Journal, coprirebbe un periodo di sei mesi, mentre non sono ancora definite le condizioni. Ed è proprio su queste condizioni che si stanno svolgendo i fitti negoziati di queste ore.

«Nell’attuale programma di aiuti ci sono ancora dei fondi, ma se la Grecia li vuole deve concludere il programma e le valutazioni periodiche perché è quella la condizione per avere i fondi», ribadisce la Commissione europea, per bocca del vicepresidente Valdis Dombrovskis. «Vogliamo innanzitutto vedere il documento della Grecia e quello che richiede ed è solo allora che saremo in grado di fare commenti. L’Eurogruppo, con chiarezza, ha comunicato alla Grecia che si deve estendere il programma con le condizionalità connesse, solo dopo c’è la flessibilità per discuterle», ha aggiunto il numero due dell’esecutivo comunitario.

L’attuale piano di aiuti scade a fine mese, e se Atene non riuscisse a negoziare un compromesso con i partner europei, le ripercussioni sarebbero pesanti: «È chiaro che la Grecia avrà bisogno di ulteriore assistenza finanziaria – avverte Dombrovskis – perché un ritorno al mercato sarebbe complicato. Vediamo volatilità sul mercato e varie tendenze preoccupanti».

Anche gli Usa spingono affinché si sblocchi l’impasse sul debito greco

. Il segretario del tesoro Jack Lew ha chiamato il ministro delle Finanze ellenico, Yanis Varoufakis, mettendolo in guardia dal rischio di «immediate difficoltà» qualora non si trovasse un accordo. «È il momento di passare ai fatti», ha detto Lew al collega di Atene. Si deve «trovare un sentiero costruttivo in accordo con il Fmi e i ministri europei delle finanze», ha proseguito Lew nel corso della telefonata col ministro ellenico, durante la quale ha anche ricordato come «l’incertezza non sia una cosa buona per l’Europa».

Durante tutta la giornata di ieri, le posizioni del neo governo Tsipras e degli altri paesi dell’eurozona sono apparse inconciliabili. Un muro contro muro, con il primo che ha ribadito la necessità di un nuovo accordo e i secondi che spingevano per l’estensione del vecchio programma targato troika. L’attuale piano di aiuti scade a fine mese, e dal primo marzo la Grecia rischia di restare a corto di liquidità.

Il livello dello scontro si è fatto ieri pomeriggio particolarmente alto. Se il Paese resterà nell’euro «è una decisione interamente nelle mani della Grecia», è stata la minaccia non troppo velata del ministro delle Finanze Tedesco Wolfgang Schaeuble, che rende l’ipotesi Grexit meno teorica. Secondo diverse fonti, Schaeuble non avrebbe preso bene (pare abbia «perso le staffe») una vignetta che lo raffigura con una divisa da gerarca nazista pubblicata sull’organo ufficiale di Syriza, il partito del premier Alexis Tsipras (che ne ha preso però le distanze, definendola «infelice»).

«Provocazioni dall’Eurogruppo», è l’attacco del presidente del Consiglio ellenico. La democrazia «non può essere minacciata», ha ammonito parlando all’emittente televisiva locale Vouli tv: «La Grecia non è una colonia o un paria dell’Europa». Secondo quanto riportato dal magazine Stern, Tsipras «respinge l’ultimatum» dell’Eurogruppo e ribadisce che «il piano di austerity è morto».

Ha rincarato la dose il portavoce del governo di Atene: la Grecia «non firmerà un’estensione del programma di aiuti nemmeno con una pistola puntata alla tempia».

Ieri l’esecutivo greco aveva bollato come «assurda ed inaccettabile» la bozza di documento proposta dall’Eurogruppo, che prevedeva un allungamento dell’esistente programma di salvataggio.

«Non c’è un piano B» per la Grecia, ed è «tempo che Atene chieda l’estensione del programma», ha tagliato corto il commissario Ue agli Affari Economici, Pierre Moscovici, a margine dell’Ecofin.

«Spero che la Grecia chieda un’estensione del programma di aiuti e poi potremo applicare la flessibilità», ha ribadito il presidente dell’Eurogruppo, l’olandese Jeroen Dijsselbleom, entrando alla riunione del Consiglio di economia e finanza. La prossima mossa, ha aggiunto, «sta ora ai greci, noi non possiamo imporre nulla».

«Non accettiamo proposte ricattatorie o ultimatum sull’estensione del piano», ha fatto sapere Nikos Chountis, vice ministro degli Esteri ellenico. «Il governo – ha aggiunto – è determinato a onorare il mandato popolare del quale è investito».

Ostenta ottimismo e spera in un compromesso che accontenti entrambe le parti il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis, che entrando all’Ecofin ha spiegato ai giornalisti: «Non ho dubbi che entro le prossime 48 ore l’Europa si metterà d’accordo e ci proporrà un testo in modo da poter cominciare il vero lavoro e stabilire un terreno comune, per costruire un nuovo contratto tra Grecia ed Europa».

Il dossier greco si è quindi spostato sul tavolo dell’Ecofin dopo il fallimento dell’Eurogruppo di ieri, un summit che non era iniziato sotto i migliori auspici. «Mi dispiace per i greci. Hanno eletto un governo che si sta comportando in modo piuttosto irresponsabile al momento», aveva dichiarato ieri mattina ai microfoni di Deutschlandfunk Radio il ministro tedesco delle Finanze Wolfgang Schaeuble. «La Grecia – è stato l’affondo di Schaeuble – deve capire che non si può vivere al di sopra dei propri mezzi e continuare a fare proposte su come gli altri dovrebbero pagare ancora di più».

Dopo il nulla di fatto della scorsa settimana, anche l’Eurogruppo di ieri si è concluso senza un accordo. Un dialogo tra sordi, tanto distanti appaiono le posizioni delle diverse capitali europee.

Se il neo premier ellenico Alexis Tsipras continua a rifiutare l’idea di un allungamento dell’attuale programma e chiede una nuova intesa con i partner europei («Non vogliamo nuovi prestiti», ha ribadito in un’intervista al settimanale Stern, «ci serve tempo, non denaro, per fare le riforme»), si allarga il fronte dei paesi che vorrebbero la linea dura nei confronti di Atene.

Schierata accanto all’inflessibile Germania, riporta il Financial Times, ci sarebbe l’Irlanda, così come la Spagna e il Portogallo. Questi tre paesi, è il loro ragionamento, hanno lavorato duro per stabilizzare le loro economie, perché per la Grecia bisognerebbe invece fare un’eccezione?

Su posizioni più concilianti la Francia. Il ministro delle Finanze, Michel Sapin, è intervenuto questa stamattina su France 2 e ha spiegato: «I greci devono dire chiaramente che ripagheranno i debiti contratti con i contribuenti europei, ma non credo che necessariamente ciò deve essere fatto alle condizioni» decise in passato. Tradotto: è possibile allungare le scadenze o alleggerire i tassi d’interesse ma, come ha ricordato anche il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, «la cancellazione del debito è fuori discussione».

Il presidente della Bce, Mario Draghi, ricordando che la politica della banca centrale non punisce i tedeschi e non premia i paesi più deboli, preferisce non entrare nel dettaglio della situazione di Atene, limitandosi a sottolineare che «non ha senso speculare su una possibile uscita dalla moneta unica».

Luna De Bartolo

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