11 giugno 2015 – Il team di negoziatori del Fondo monetario internazionale che si occupa di negoziare con la Grecia ha lasciato Bruxelles, sede delle trattative. «Ci sono importanti differenze in aree chiave e non ci sono stati progressi nel ridurle», ha spiegato il portavoce del Fondo, Gerry Rice, che aggiunge: «Siamo ben lontani da un accordo». Risultato: «Le discussioni tecniche si sono fermate». «Il Fmi – ha aggiunto Rice – non abbandona mai i tavoli e restiamo pienamente impegnati e pronti a riprendere i negoziati. Ma in questo momento le discussioni tecniche si sono fermate e la nostra squadra è rientrata a Washington da Bruxelles».
Le differenze restano ampie in particolare sulle riforme strutturali che i creditori vorrebbero vedere effettuate da Atene, prime tra tutte, quelle che riguardano le pensioni, il mercato del lavoro e il fisco. «In Grecia pensioni e salari rappresentano il 18 per cento della spesa primaria. Non è possibile raggiungere gli obiettivi di bilancio di medio termine senza una riforma delle pensioni. E tutti riconoscono che lo schema pensionistico greco è insostenibile», ha detto Rice. «Il sistema pensionistico greco riceve trasferimenti annui pari al 10 per cento del Pil dallo Stato, a fronte di una media europea del 2,5 per cento. La pensione media greca è allo stesso livello che in Germania – ha commentato il portavoce dell’Fmi – ma si va in pensione sei anni prima e il Pil procapite è la metà di quello tedesco».
E poi c’è la questione Iva: «La politica di aumentare aliquote già alte non è sostenibile. Quindi è cruciale allargare il prelievo e fin dall’inizio Fmi ha spinto per la riforma dell’Iva. La Grecia – ha detto Rice – ha uno dei maggiori gap nell’Ue su raccolta dell’Iva rispetto a quanto dovrebbe incassare. Ha una strutturazione molto complessa»
Se non verrà chiuso un accordo entro l’inizio della prossima settimana, scrive il Financial Times, la Grecia e gli altri parlamenti europei non avranno il tempo necessario per far approvare le misure dai rispettivi parlamenti prima che arrivino due pesanti scadenze per Atene: il rimborso di 1,5 miliardi di euro al Fondo entro la fine di giugno e 3,5 miliardi alla Bce il 20 luglio per i titoli ellenici in scadenza.
«Abbiamo bisogno di decisioni, non trattative. Il governo greco deve mostrare più realismo», ha detto il presidente del Consiglio europeo Donald Task, che ieri ha incontrato il premier ellenico Alexis Tsipras. «Non c’è più spazio per giocare d’azzardo. Il giorno in cui qualcuno dirà che i giochi sono fatti, temo, sta arrivando», ha confidato. «Il prossimo Eurogruppo (giovedì 18 giugno, ndr) è cruciale, di certo non abbiamo più tempo», ha concluso Task.
E dopo il declassamento di Atene da parte di Standard&Poors (da CCC+ a CCC con outlook negativo), arriva il severo monito della Bundesbank. «Il rischio di un fallimento della Grecia cresce di giorno in giorno», ha dichiarato il presidente della banca centrale tedesca, Jens Weidmann, parlando a Londra. I rischi di uno scenario del genere, è l’opinione di Weidmann, non sono contenibili meglio di quanto lo fossero in passato: «Non andrebbero sottovalutati».
Il tempo è agli sgoccioli e il default è dietro l’angolo, il governo greco ne è ben consapevole e per questo le trattative proseguono incessantemente a livello europeo. Oggi, Tsipras è tornato a incontrare il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker. «Continuiamo a lavorare per colmare le differenze specie sul lato del bilancio, lavoriamo per assicurare che la Grecia si riprenda e abbia un debito sostenibile», ha spiegato il premier greco. Juncker è stanco, confidano i suoi, ma la porta del negoziato è ancora aperta. Ma non per molto.
Luna De Bartolo