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Grecia, convocato vertice d’emergenza a Berlino tra Merkel, Hollande, Draghi, Lagarde, Juncker. Tsipras presenta ai creditori una proposta di accordo. Ultimi tentativi per evitare l’uscita di Atene dall’euro

2 giugno 2015 – Il primo ministro greco Alexis Tsipras ha reso noto stamattina che la Grecia ha presentato una proposta di accordo con i creditori nella notte di ieri.

Ieri sera a Berlino si è tenuto un vertice d’emergenza sulla crisi del debito greco. Il direttore del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, e il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, hanno raggiunto nella capitale tedesca il presidente francese François Hollande e il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, che già si trovavano sul posto per un meeting con la cancelliera Angela Merkel.

I cinque leader hanno tentato di trovare un punto d’incontro sulla gestione delle trattative con Atene nel tentativo di scongiurare un Grexit, che negli ultimi giorni si è rivelato come una possibilità sempre più concreta. La situazione, già molto complicata, si è aggravata dopo che il governo guidato da Alexis Tsipras ha dichiarato pubblicamente di non poter rimborsare il Fmi nel mese di giugno senza il raggiungimento di un accordo (che autorizzerebbe lo sblocco dell’ultima tranche da 7,2 miliardi del secondo piano di aiuti internazionali).

Il tempo sta scadendo, le casse elleniche sono vuote e, in assenza di un’intesa, la strada maestra appare quella del default e la conseguente uscita di Atene dall’eurozona. Se i partner europei vogliono evitare in ogni modo questo scenario (sia per evitare problematiche geopolitiche con un potenziale spostamento della Grecia a est, sia per non indebolire la credibilità dell’euro e l’influenza dell’Unione), il Fmi si è invece fatto portavoce di una linea durissima, pretendendo che Atene rispetti integralmente gli impegni presi.

In particolare, il Fondo è messo sotto pressione da diversi paesi extraeuropei, secondo i quali la Grecia avrebbe già usufruito di un trattamento di favore: ora è venuto il momento che Atene faccia il proprio dovere se vuole che la comunità internazionale continui ad aiutare la sua malandata economia.

In mezzo a queste due posizioni c’è la Bce la quale, se da un lato vuole anch’essa mantenere unita l’eurozona, dall’altro teme di danneggiare la propria credibilità andando al di là del suo mandato.

Secondo quanto riportato dal Financial Times, l’incontro di Berlino si è focalizzato su un documento tecnico preparato dalla Commissione e utilizzato come base per un compromesso che metta d’accordo le richieste di tutti i creditori. Questo documento non conterrebbe nuove concessioni in favore di Atene e sarà presentato nei prossimi giorni ad Alexis Tsipras, non come un ultimatum ma come una bozza che richiederà tuttavia una replica veloce da parte del governo ellenico.

Il meeting tra i cinque leader è terminato intorno alle 23:30 senza nessuna dichiarazione alla stampa, fatta eccezione per un portavoce del governo tedesco, il quale si è limitato a informare che Merkel, Hollande, Juncker e Lagarde intensificheranno i colloqui. «I partecipanti all’incontro – si legge in un comunicato inviato a Bloomberg – sono stati a stretto contatto in questi giorni e hanno intenzione di fare altrettanto nei prossimi, tra di loro e ovviamente con il governo greco».

Atene e i creditori internazionali restano divisi su diversi punti chiave, innanzitutto la riforma delle pensioni e del mercato del lavoro, entrambe “linee rosse” che il governo Syriza si era impegnato in campagna elettorale a non oltrepassare. In questa situazione, il Fmi potrebbe anche sfilarsi lasciando che sia l’eurozona a fornire ulteriori aiuti economici da Atene attraverso il Fondo salva-Stati.

Il Commissario europeo agli Affari economici Pierre Moscovici ha dichiarato all’emittente francese Inter Radio che nel negoziato tra Grecia e creditori internazionali si sono fatti «progressi reali», ma le parti «non sono ancora» sul punto di raggiungere un accordo. Le negoziazioni tra le Istituzioni europee, il Fondo monetario internazionale e il governo di Atene, ha spiegato Moscovici, «iniziano a dare i primi frutti, credo siano stati fatti reali progressi e che ci sia più comprensione tra il Governo greco e i suoi creditori. Ci sono fondamenta solide per fare passi avanti, ma non ci siamo ancora».

Ieri, dal Festival dell’Economia di Trento, è arrivato anche il commento del ministro delle Finanze Pier Carlo Padoan, il quale ha dichiarato che l’uscita della Grecia dall’euro «è sicuramente possibile» ma «non auspicabile». «Nessuno può dire oggi come si potrebbe gestire» un’uscita di Atene, ha spiegato Padoan, ma è certo che «l’euro si mostrerebbe come un animale diverso da come l’avevamo pensato, cioè reversibile, da cui si può uscire». «Ci sono colloqui in corso a livello tecnico e a livello politico – ha aggiunto – e continuo a pensare che un accordo ci sarà presto». «Si tratta di fare un ultimo passo politico non verso il vuoto o verso il buio, perché nessuno può dire oggi come si potrebbe gestire una Grexit, pensando invece di passare per una via stretta e dolorosa ma per la crescita e la ripresa».

Il compito dell’Eurogruppo, ha concluso Padoan a un dibattito con il direttore del Centre for european policy studies di Bruxelles, Daniel Gros, è quello «di approvare una proposta di accordo, c’è la volontà politica di approvarla, ma deve avere elementi sostanziali». «Forse – ha concesso Padoan – la Grecia ha perso un po’ di tempo», ma un accordo può permettere ad Atene «di ricominciare. La Grecia ha bisogno di una ricostruzione profonda della sua economia, deve inevitabilmente fare alcune riforme fondamentali, dalla lotta all’evasione alle pensioni, avere un profilo credibile di finanza pubblica nel medio termine, e migliorare la competitività del Paese che non può crescere – ha concluso – solo con il turismo, per quanto bella sia la Grecia».

Luna De Bartolo

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