16 luglio 2015 – Ok «di principio» dei ministri delle Finanze Ue, riunitisi giovedì mattina in teleconferenza, al terzo piano di salvataggio per la Grecia, che sarà realizzato sotto la regia dell’est, il fondo salva-Stati. L’Eurogruppo, si legge in una nota, «accoglie con favore l’adozione da parte del Parlamento greco di tutti gli impegni presi all’Eurosummit» e dà il via libera all’inizio dei negoziati per il nuovo pacchetto da 50 miliardi di euro (il resto dei fondi dovrebbe arrivare dal Fmi per Atene. Entro il fine settimana ci si aspetta il voto anche da parte dei parlamenti europei la cui costituzione prevedeun passaggio in aula in questi casi. I 28 Paesi Ue hanno raggiunto un accordo di principio anche sul prestito ponte alla Grecia da 7 miliardi. L’annuncio ufficiale, riporta l’agenzia Bloomberg, sarà dato domani.
Intanto, la Bce ha deciso di aumentare di 900 milioni la liquidità d’emergenza Ela per le banche elleniche, congelata a 89 miliardi dal 26 giugno. Una decisione che potrebbe facilitare la riapertura delle banche greche, chiuse ormai da quasi tre settimane. Il presidente Mario Draghi si è poi detto convinto che il 20 luglio Atene rimborserà quanto dovuto alla Bce. In conferenza stampa, Draghi è quindi intervenuto anche sul debito pubblico della Grecia. Un alleggerimento del debito è «necessario», ha spiegato Draghi, nessuno ha messo in discussione questo. Il punto, ha aggiunto, è quale tipo di misure bisogna intraprendere per aggiungere questo scopo. Nella mattinata di giovedì, il presidente Mario Draghi ha avuto un colloquio con il segretario al Tesoro Usa, Jack Lew. Subito dopo, Lew ha incontrato anche il tedesco Schaeuble. Non è un segreto che gli Usa, così come il Fondo, spingano da tempo per un taglio del debito ellenico.
Mercoledì, il Financial Times ha pubblicato un documento riservato, inviato dal Fmi alle istituzioni Ue, nel quale l’istituzione di Washington bocciava il piano concordato nella notte di domenica all’Eurosummit: le condizioni di Atene, è la constatazione del Fondo, sono peggiorate, le misure concordate non sono sufficienti e senza un taglio del debito (o un periodo “di grazia” di 30 anni) Atene non sarà mai in grado di tornare a finanziarsi sui mercati obbligazionari. Christine Lagarde e i suoi chiedono quindi una profonda ristrutturazione che va molto al di là di quanto gli europei, con la Germania, l’Olanda e la Finlandia in prima linea, sono disposti a concedere. Giovedì mattina, nel corso di un’intervista radiofonica, il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble ha ribadito la sua posizione: «Un taglio del debito è incompatibile con la membership dell’eurozona. Forse, la soluzione migliore potrebbe essere una Grexit temporanea», per dare modo ad Atene di ristrutturare il suo enorme debito al di fuori dell’area della moneta unica.
Intanto premier greco Alexis Tsipras, riferiscono qualificate fonti greche, ha deciso di «procedere il più rapidamente possibile al rimpasto di governo entro pochissimi giorni, se non addirittura già oggi». Mercoledì notte, l’assemblea legislativa ellenica ha approvato a larga maggioranza il pacchetto di riforme concordato dal governo con i creditori, requisito fondamentale per iniziare i negoziati su un terzo piano di salvataggio per la Grecia. In 229 hanno votato favorevolmente, 64 i contrari e 6 gli astenuti. Per il premier Tsipras è stato decisivo l’appoggio compatto dell’opposizione del Pasok, di Nea Dimokratia e del nuovo centrosinistra di To Potami. Quasi un terzo dei parlamentari di Syriza, 39 su 149, tra i quali figurano l’ex ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, la presidente del Parlamento Zoe Konstantopolou e i neo dimissionari Nadia Valavani (ex viceministro delle Finanze) e Manos Manousakis (ex segretario generale dell’Economia), hanno votato contro le misure – in 32 si sono espressi per il no, 6 gli astenuti e un assente.
Le prime misure sono passate: riforma dell’Iva, indipendenza dell’ufficio di statistica, meccanismi di taglio della spesa automatici in caso di sforamento degli obiettivi di bilancio e taglio dei conti correnti sopra i 100mila euro se necessario. Assenti le pensioni, per il momento. Il governo ha retto, ma le numerose defezioni interne a Syriza rendono necessario un rimpasto dell’esecutivo.
Nel corso del lungo dibattito alla Camera, Tsipras è rimasto chiuso nella stanza del governo ad ascoltare gli interventi dei parlamentari, mentre in piazza Syntagma una manifestazione di cittadini contrari all’accordo con l’Ue finiva tra molotov, lacrimogeni e bombe carta. Poi, pochi minuti prima di mezzanotte, è entrato in Aula e ha preso la parola. «A Bruxelles – ha ricordato il premier – avevo di fronte tre alternative: l’accordo, il fallimento con tutte le sue conseguenze e il piano Schaeuble». «Ho fatto la scelta di responsabilità – ha scandito Tsipras – e se qualcuno ha una soluzione alternativa, me lo dica. O votate il piano o me ne vado». E poi: «Sono orgoglioso di essere qui a lottare per il futuro del mio Paese. Contro di noi ci sono forze grandi, siamo un piccolo popolo che lotta per le sue ragioni. Siamo riusciti a dare una lezione di dignità a tutto il mondo».
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Luna De Bartolo