18 febbraio 2016 – Frenata nella riduzione nel deficit, un quadro europeo cambiato bruscamente in negativo, margini di flessibilità ormai esauriti, mancanza di investimenti pubblici a supportare la lievissima crescita e una spending review che si è purtroppo rivelata un «parziale insuccesso». Un quadro tutt’altro che roseo, quello tracciato per l’Italia dal presidente della Corte dei Conti Raffele Squitieri all’inaugurazione dell’anno giudiziario.
Il 2015, ha ricordato Squitieri, «si era aperto con prospettive straordinariamente favorevoli per le economie europee» tuttavia, ha messo in guardia, «il quadro è cambiato, piuttosto bruscamente, fin dall’estate scorsa, generando nuovamente incertezza sul futuro». La «combinazione sfavorevole» di crescita fievole e inflazione prossima allo zero penalizza particolarmente l’Italia, impegnata in uno sforzo di risanamento dei conti pubblici. Questa incertezza, ha proseguito il presidente della Corte di Conti, «sì è accentuata in queste ultime settimane per i timori del ripetersi di scenari che sembravano superati di forti tensioni sui mercati. In una fase così delicata per il nostro paese, è fondamentale fornire impulso alla crescita e all’occupazione, pur nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica».
«I margini di flessibilità acquisiti in sede europea – nota Squitieri – sono interamente utilizzati nella manovra di finanza pubblica per il 2016», e «in tal modo si mantiene il profilo discendente del deficit dei conti pubblici che, tuttavia, assume una cadenza più rallentata». «Per i prossimi anni», è il monito del presidente, «il profilo programmatico di riequilibrio della finanza pubblica resta impegnativo».
Severo il giudizio di Squitieri sulla spending review: un «parziale insuccesso». Il motivo? Una conoscenza «non ottimale» delle diverse categorie di spesa. Poi l’allarme: «Il contributo al contenimento della spesa non è più solo riconducibile a effettivi interventi di razionalizzazione e di efficientamento di strutture e servizi quanto piuttosto a operazioni assai meno mirate di contrazione, se non di soppressione, di prestazioni rese alla collettività. » La spending review del governo Renzi, ha spiegato Squitieri, ha posto «solo sullo sfondo il tema essenziale dell’interrelazione con la qualità dei servizi».
Le parole del presidente della Corte dei Conti arrivano nel giorno in cui l’Ocse taglia le stime di crescita del Pil italiano nel 2016. Secondo l’organizzazione con sede a Parigi, che riunisce le economie più ricche del pianeta, l’Italia crescerà quest’anno solo di un punto percentuale: una revisione al ribasso dello 0,4 per cento, rispetto all’1,4 per cento di espansione del Pil stimato lo scorso novembre. Resta invece invariata la stima per il 2017 all’1,4 per cento.
È tuttavia da sottolineare che il taglio delle stime arriva in un contesto di peggioramento delle prospettive per l’intera economia mondiale. La crescita globale nel 2016, scrive l’Ocse, «non sarà più alta rispetto al 2015, che già segnava il tasso più lento degli ultimi cinque anni». L’ente ha infatti tagliato di 0,3 punti percentuali le stime di crescita per il Pil mondiale: da 3,3 per cento a 3 per cento nel 2016 e da 3,6 a 3,3 per cento nel 2017. Da notare che, secondo la tradizionale definizione del Fondo monetario internazionale, una crescita del Pil mondiale al di sotto del 3% equivale a una recessione.