L'ICONOCLASTA

La Grecia dice no, Europa col fiato sospeso. Varoufakis si dimette. Merkel vola a Parigi da Hollande ma frena: “Non vedo presupposti per intesa, dipende da Atene”. Martedì l’Eurosummit

6 luglio 2015 – All’indomani del referendum in Grecia, che ha visto trionfare il fronte del no alla proposta dei creditori internazionali (posizione sostenuta dal governo), si dimette a sorpresa il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis. “Minister no more”, ha cinguettato su twitter il responsabile del più importante dicastero ellenico. “Presto lascerò”, ha scritto sul suo blog personale. Una decisione motivata da “una preferenza per la mia assenza dal meeting” da parte della maggior parte dei ministri dell’Eurogruppo. “Considero un mio dovere”, scrive ancora il ministro, non ostacolare l’intesa e aiutare il premier Alexis Tsipras nel suo tentativo di arrivare a un accordo in Europa.

Domenica, il 61% dei greci ha bocciato la proposta di Ue, Bce e Fmi. Circa il 65% degli aventi diritto al voto si è presentato domenica alle urne; perché il referendum fosse valido occorreva superare il quorum del 40%. «Con questo risultato – ha spiegato il portavoce dell’esecutivo ellenico, Gavriil Sakellaridis – il primo ministro ha un mandato chiaro dal popolo greco».

La Grecia – ha fatto sapere il portavoce del governo di Atene – “farà tutti gli sforzi possibili per arrivare presto ad un accordo” con i creditori, “anche nelle prossime 48 ore”. Lunedì, la cancelliera tedesca Angela Merkel è attesa a Parigi dal presidente francese François Hollande ma, ha già fatto sapere attraverso il suo portavoce, “al momento non ci sono presupposti per nuove trattative, tutto dipende da Atene”. E ancora: “La porta resta sempre aperta”, ma visto il risultato del referendum “al momento non ci sono i presupporsi per nuove trattative su altri programmi di aiuto”. “Molto – ha aggiunto – dipende dalle proposte che la Grecia metterà adesso sul tavolo”. Analogo il commento dell’Eurogruppo, chinato a riunirsi martedì per fare il punto della situazione. “I ministri – si legge in una nota – si aspettano nuove proposte da parte delle autorità greche”.

Inoltre, il portavoce del ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, ha ribadito che “il taglio del debito per noi non è un tema”. Lunedì è intervenuta anche la Commissione Ue, la quale, attraverso il suo vicepresidente Valdis Dombrovskis, ha fatto sapere che “rispetta la scelta democratica” della Grecia, ma “non c’è una facile via d’uscita” ed anche se l’esecutivo Ue è “pronto a continuare a lavorare” con la Grecia “non può andare avanti senza un mandato dell’Eurogruppo”. “La stabilità dell’eurozona – ha aggiunto Dombrovskis – non è in discussione” e “una cosa è chiara, il posto della Grecia era e resta nell’Eurozona”. “Il ‘sì’ – ha proseguito – avrebbe dato un segnale positivo” mentre “il ‘no’ rende le cose più complicate” perché “c’è distanza tra la Grecia e gli altri paesi dell’eurozona”.

mentre il direttivo della Banca centrale europea dovrà decidere se continuare a finanziare le banche elleniche attraverso la liquidità d’emergenza Ela. Difficilmente la Bce chiuderà i rubinetti.

Nelle prossime ore ci sarà certamente una riunione dei ministri delle Finanze dell’Ue. La Grecia è già in “arretrato” con il Fondo monetario internazionale e il 20 luglio scadranno 3,5 miliardi di euro di bond in mano alla Bce e alle banche centrali nazionali che Atene dovrà rimborsare. Soldi di cui le casse greche non dispongono

: qualsiasi intesa deve arrivare entro quella data.

L’ultima proposta sul tavolo è la richiesta greca di un terzo programma di salvataggio da 29 miliardi per due anni sotto la regia del Mes, comprensivo di un taglio del debito. Ma a quali condizioni?

Photo credits: Petr David Josek/AP

Luna De Bartolo

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