10 luglio 2014 – Non saranno contenti i Chiti, i Mineo e gli ultrà del Pd, non farà piacere ai bersaniani e dalemiani ma non importa. L’importante è che la Commissione Affari Costituzionali del Senato abbia approvato l’emendamento dei relatori, e la nuova riformulazione prevede che i senatori vengano eletti dai Consigli regionali su base proporzionale.
La commissione ha approvato il ddl riforme costituzionali, e da lunedì prossimo il ddl sarà all’esame dell’aula. Chi ha votato a favore sono la maggioranza, Fi e Lega.
Lo so che non tutti sono d’accordo. Ma le riforme costituzionali e la legge elettorale richiedono, a mio avviso, l’approvazione di maggioranza e opposizione. Questa è una materia seria, non deve essere più oggetto delle vendette delle vecchie correnti (cioè la minoranza del Pd) e degli ultrà.
E dopo le riforme istituzionali e la legge elettorale ci vorrà una riforma del mercato del lavoro davvero radicale, che crei una vera flessibilità e che stabilisca sussidi di disoccupazione uguali per tutti. Basta con la cassa integrazione in deroga, che talvolta è utile, talvolta no. La cassa integrazione in deroga va chiamata con il suo vero nome: o è assistenza sociale o è un sussidio di dissoccupazione, e il secondo deve essere uguale per tutti, tutti. Ci vorrà un sistema equo in futuro.
Ricordiamo che un Jobs Act non crea posti di lavoro ma crea le precondizioni per creare posti di lavoro. Sono riforme già fatte 10 anni fa in Germania, 20 anni fa nel Regno Unito, entrambi Paesi con un tasso di disoccupazione che è la metà di quello italiano.
E poi dopo il Jobs Act bisogna proseguire bene con la riforma della P.a.
in modo che sia finalmente possibile licenziare gli incompetenti. Chi sbaglia paga. La P.a. in Italia è gonfiata e spesso poco efficiente, lo sappiamo bene. Ma ora basta. E infine, non dimentichiamo che quest’anno, sì, nel 2014, ci vorrà anche una riforma seria della giustizia. Ci vogliono delle regole chiare per rilanciare l’economia e gli investimenti.Ci vogliono le riforme per l’economia. Quindi il fatto che si vada avanti sul fronte del Senato e poi sulla legge elettorale è un bene. Ma la vera priorità, subito dopo, saranno le riforme per l’economia.