L'ICONOCLASTA

Ma la leadership Usa adesso è più in bilico

Con i dazi rischia di spingere l’Europa nella braccia della Cina, mentre Putin acquista potere a Est. Il bullismo allontana gli alleati e mina le basi della Pax americana: alle lunga saranno gli Usa a rimetterci

Il mio articolo su LaStampa

Le guerre commerciali dichiarate contro Canada, Messico e Cina da Donald Trump e la sua promessa di imporre dazi all’Unione europea segnano l’inizio di una nuova fase di instabilità e di incertezza economica globali. Se la guerra commerciale degenererà, quasi sicuramente comporterà un boomerang economico che danneggerà l’America per prima e il resto del mondo subito dopo. I dazi provocheranno un aumento dei prezzi per i consumatori americani, questo alimenterà l’inflazione, il che significa che la banca centrale degli Stati Uniti non potrà abbassare i tassi di interesse, il che determinerà un rallentamento della crescita del Pil, e quindi le aziende si innervosiranno all’idea di effettuare nuovi investimenti, e la disoccupazione aumenterà. Per le aziende europee, i dazi e una guerra commerciale transatlantica sarebbero un disastro.

Per l’Europa il fatto che il suo protettore e storico alleato, gli Stati Uniti, minacci una guerra commerciale è un problema molto serio. Ed è un grosso problema che il presidente degli Stati Uniti stia minacciando di ricorrere all’uso della forza militare contro la Danimarca, un membro della Nato. Il caso della Groenlandia è ridicolo, ma esiste. Di fatto, il nuovo presidente americano sta letteralmente sovvertendo tutte le premesse delle politiche tradizionali europee.

È un problema per l’Europa che Elon Musk usi la Casa Bianca come podio personale da cui lanciare il suo ripetuto appoggio al partito neonazista Alternatif für Deutschland. È un problema perché AfD è un partito estremista, filoputiniano, antieuropeo, pieno di elementi che apprezzano il saluto “Sieg Heil” che Elon Musk ha fatto di recente. Musk, che ha la benedizione di Trump, è un problema per tutta l’Europa, non soltanto per la Germania. La sua campagna “Make Europe Great Again” lanciata sulla sua piattaforma social sarà piena di menzogne e di propaganda finalizzate a rafforzare i nazionalisti antieuropei.

È un problema per l’Europa anche che Keith Kellogg, il nuovo inviato di Trump per l’Ucraina e la Russia, sabato abbia detto di voler imporre elezioni anticipate in Ucraina che potrebbero mandare a casa Volodymyr Zelensky. Ricordiamo che Trump odia Zelensky come Putin; nel luglio 2019 Trump ha cercato di taglieggiare e ricattare il leader ucraino. Ed è un problema che Trump e Putin stiano dialogando senza coinvolgere Zelensky. Discutono, per il tramite di Kellogg, su quale tipo di pace imporre a lui o, forse, dopo le elezioni, a un suo successore più malleabile. In altre parole, Putin potrebbe finire per essere premiato per la sua invasione.

È un problema che Trump dica che l’Ue «ci ha trattati malissimo» e adesso minacci di imporre nuovi dazi. Il deficit commerciale degli Stati Uniti con l’Ue nel 2024 si aggirava intorno ai 150 miliardi di euro. In questa fase di recessione in Germania e di debolezza nella zona euro, l’Ue non può permettersi l’impatto di dazi commerciali in molteplici settori industriali e in quello agricolo. In ogni caso, le ritorsioni non faranno che portare a un’ulteriore escalation statunitense e a sofferenze economiche in Europa.

Le conseguenze dei drastici provvedimenti di Trump vanno ben oltre l’ambito commerciale. Rischiano di accelerare un cambiamento epocale nella geopolitica globale – quello in virtù del quale in futuro l’Europa potrebbe essere costretta a scegliere tra gli Stati Uniti inaffidabili e una Cina in ascesa, con una Russia ringalluzzita che incombe a Est.

Le guerre commerciali di Trump e il suo simultaneo sostegno a partiti anti-europei di estrema destra metteranno i leader moderati che hanno ancora un ruolo importante nell’Unione europea davanti a scelte difficili.

Un presidente che dichiara guerra ai suoi alleati

Per decenni, gli Stati Uniti sono stati l’ancora di un ordine globale basato sulle regole. Era un sistema fondato sul libero commercio, la democrazia e impegni condivisi per la sicurezza – un sistema che Washington ha accusato Mosca e Pechino di voler sovvertire. Che cosa succede, però, quando l’accusatore numero uno inizia a comportarsi come quelli che un tempo condannava?

Attaccando l’Ue sul piano economico, Trump sta accelerando una trasformazione ben più vasta. La tradizionale Pax Americana, imperniata sulla fiducia reciproca e su valori comuni, si sta sgretolando. Le guerre commerciali con le nazioni amiche mandano un chiaro messaggio: l’America non onora più i trattati e non rispetta più i suoi alleati. Il mondo osserva. I nemici prendono appunti. Putin è contento. Xi starà sorridendo.

Che cosa ne deriva? Un effetto boomerang che tornerà a screditare la leadership americana. Se le economie europee vacilleranno sotto il peso dei dazi imposti da Trump, Pechino sarà pronta a sfruttare la discordia. La Cina – che secondo Goldman Sachs è destinata a sorpassare gli Stati Uniti come economia più importante del mondo entro il 2036 – sarà più che felice di colmare qualsiasi vuoto di potere lasciato da Trump. Sia in politica sia in economia. La Russia, nel frattempo, continuerà la sua campagna di destabilizzazione, finanziamento e rafforzamento dei movimenti europei di estrema destra per indebolire l’Ue dal suo interno.

La guerra di Putin contro l’Ucraina, ricordiamo, è davvero una guerra contro la democrazia liberale in Europa.

Domenica, Vladimir Putin ha elogiato Trump, parlando del presidente americano con le conoscenze di psicologia di un uomo del Kgb, dicendo che Trump metterà in riga le élite europee. «Con il suo carattere e la sua perseveranza, Trump rimetterà le cose in ordine abbastanza rapidamente. Vedrete, si metteranno ai piedi del loro padrone e scodinzoleranno gentilmente».

In altre parole, l’Europa oggi si trova di fronte a un grosso dilemma. Presto potrebbe trovarsi intrappolata tra l’equivalente di Scilla e Cariddi, in termini geopolitici e commerciali.

L’Ue riuscirà a rafforzare la sua indipendenza militare ed economica, allacciando realmente rapporti commerciali più solidi con la Cina? Oppure rimarrà vulnerabile al ricatto statunitense e alla fine si frammenterà, mentre i partiti nazionalisti fomentati da Trump mineranno le premesse stesse dell’unità europea?

Il paradosso delle sue guerre commerciali è che, nel tentativo di punire l’Unione europea, Trump potrebbe spingerla inavvertitamente nelle braccia di Pechino. Messi davanti a ingenti dazi sui prodotti Made in America, i consumatori e le imprese europee cercheranno istintivamente fornitori alternativi. E la Cina, sempre opportunista, è prontissima a colmare il vuoto con prodotti più economici e immediatamente disponibili. Se Washington non tratterà più l’Europa da partner commerciale, perché mai l’Europa dovrebbe rimanere fedele ai prodotti e alle politiche americane?

Trump pensa di essere imperialista. Le sue azioni, invece, annienteranno qualsiasi aspirazione americana alla leadership mondiale. Stiamo assistendo a una sorta di comportamento da “fine dell’impero” da parte di un presidente americano che si comporta come un fuorilegge. L’ironia è che in definitiva Trump non farà che accelerare la fine della Pax Americana, anche quando si comporta come l’imperialista americano più teppista che si sia mai visto.

E l’Europa? Se in futuro non potrà più fare affidamento sugli Stati Uniti per i commerci, la sicurezza militare o la stabilità politica, l’Europa sarà costretta a fare di testa sua in un mondo sempre più caotico.

Nell’epoca dell’America First, nella quale vecchi amici e alleati non si fidano più gli uni degli altri, l’Europa potrebbe ben presto trovarsi sola. O guardando a Est.

Traduzione di Anna Bissanti

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