24 febbraio 2015 – È ufficiale, la lista di riforme del governo Tsipras presentata per richiedere la proroga di quattro mesi del programma di aiuti è stata approvata dai ministri delle Finanze dell’eurozona. Lo annuncia con un tweet il vicepresidente della Commissione e commissario per l’Euro Valdis Dombrovskis: «A seguito della decisione presa in conference call dall’Eurogruppo possono iniziare le procedure nazionali per la proroga del programma greco».
Questa la dichiarazione ufficiale rilasciata dall’Eurogruppo al termine della conference call: «Oggi l’Eurogruppo ha discusso la prima lista di riforme presentata dalle autorità greche, basata sull’attuale accordo, che sarà ulteriormente dettagliata e quindi concordata con le istituzioni al più tardi alla fine di aprile. Le istituzioni ci hanno comunicato che a prima vista considerano la lista di misure sufficientemente completa da essere un valido punto di partenza per una conclusione positiva del processo di revisione. Abbiamo quindi concordato di avviare le procedure nazionali con la prospettiva di raggiungere una decisione finale sulla proroga di quattro mesi dell’attuale Master Financial Assistance Facility Agreement. Invitiamo le autorità greche a sviluppare ulteriormente e ampliare la lista di riforme, basata sugli attuali accordi, attraverso una stretta coordinazione con le istituzioni allo scopo di consentire una conclusione rapida e positiva del processo di revisione».
Ma il Fondo monetario internazionale non è completamente soddisfatto dal documento presentato da Atene. La presidente Christine Lagarde ha scritto all’Eurogruppo criticando alcuni elementi della lista greca. «Se la lista delle autorità è completa, non è d’altra parte molto specifica, cosa che ci si può forse aspettare da un governo appena entrato in carica».
Lagarde valuta positivamente le misure annunciate sull’evasione fiscale e la corruzione ma mette in guardia: è necessario realizzare riforme strutturali nel campo delle pensioni, liberalizzazioni, Iva, privatizzazioni, riforma del mercato del lavoro. Queste riforme, ha aggiunto Lagarde, sono basilari per soddisfare i criteri del programma concordato con il Fmi.
Anche la Bce approva il piano greco ma con diverse riserve, come scrive in una lettera al presidente dell’Eurogruppo Dijsselbloem. Il presidente della Bce Mario Draghi, come la sua omologa del Fmi Christine Lagarde, lamenta la mancanza di dettagli nel documento di Atene: «Suppongo che – scrive Draghi – sia chiaro che la base per concludere l’attuale revisione, e anche per ogni futuro accordo, saranno gli impegni esistenti contratti con l’attuale Memorandum of Understanding e il Memorandum of Economic and Financial Policies (MEFP). In questo contesto, notiamo che gli impegni delineati dalle autorità differiscono da quello dell’esistente programma in diverse aree. In tali casi, dovremo valutare durante il processo di revisione se le misure che non sono state accettate dalle autorità saranno rimpiazzate con misure di uguale o migliore qualità in termini di raggiungimento degli obiettivi del programma. Sollecito inoltre le autorità greche ad agire rapidamente per stabilizzare la cultura del pagamento e di astenersi da ogni azione contraria unilaterale».
Il piano di Atene, come confermato attraverso due tweet dalla portavoce della Commissione Ue, Mina Andreeva, e dal portavoce del presidente Jean-Claude Juncker, Margaritis Schinas, era stato presentato prima della mezzanotte, termine ultimo per la consegna.
La Commissione europea ha dato il suo appoggio al documento di Atene: la lista di riforme greche – scrivono in una lettera, diretta al presidente dell’Eurogruppo Dijsselbloem, il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis e il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici – «è sufficientemente completa da essere un valido punto di partenza per una conclusione positiva del processo di revisione». «Siamo soprattutto incoraggiati – continua la lettera della Commissione – dal loro forte impegno nel voler combattere l’evasione fiscale e la corruzione, tra l’altro attraverso sforzi nel modernizzare il sistema fiscale, così come dalla volontà di realizzare riforme per modernizzare l’amministrazione pubblica».
Il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem ha dichiarato che il governo greco è serio circa le riforme. Tuttavia, il documento consegnato stanotte da Atene sarebbe «solo il primo passo» di un lungo processo. Il governo Tsipras, ha spiegato Dijsselbloem, «ha una visione politica molto diversa dal precedente governo. Quindi, vogliono qualche cambiamento nell’accordo. Ora dobbiamo vedere se il piano garantisce il raggiungimento degli obiettivi in termini di conti pubblici, stabilità finanziaria e crescita» della Grecia. «Ci deve essere, tuttavia – ha continuato – una forte cooperazione, non si possono fare mosse unilaterali almeno fino a che Atene vuole nuovi fondi dall’Eurozona».
Ma l’Europa, ha voluto sottolineare Dijsselbloem, resterà unita: l’opzione «Grexit non è sul tavolo». Il presidente dell’Eurogruppo ha poi aggiunto di ritenere possibile che la Grecia possa beneficiare in futuro di qualche forma di «debt relief», una volta che avrà realizzato tutti gli obiettivi dell’esistente programma».
Il Financial Times ha pubblicato la lettera inviata dal governo greco, comprensiva della lista di riforme. La Grecia si è impegnata a «non ritirare le privatizzazioni già completate e a rispettare, in base alla legge, quelle per cui è stato lanciato il bando», ma «rivedrà quelle non ancora lanciate puntando a migliorare i benefici a lungo termine per il Governo».
Il governo greco farà «un “phase in” di un nuovo approccio intelligente sulla contrattazione collettiva per bilanciare la flessibilità con l’equità. Questo include l’ambizione di aumentare il salario minimo» che però «sarà fatto in consultazione con le istituzioni europee». Poi buoni pasto, energia e sanità per i poveri. Il governo Tsipras ha sottolineato che «la lotta alla crisi umanitaria non avrà effetti negativi per il bilancio».
Inoltre, il governo greco è intenzionato a rivedere l’Iva perché non abbia un «impatto negativo sulla giustizia sociale» e a evitare «sconti ingiustificati». Poi, rafforzare i concetti di «frode ed evasione», sostituire le esenzioni con misure sociali, «assicurare che tutte le aree della società, specialmente le benestanti, contribuiscano equamente» alla spesa.
La Grecia ridurrà i ministeri da 16 a 10, i consulenti e i benefit di ministri e parlamentari e avvierà una «spendig review in ogni area della spesa pubblica» per «razionalizzare» i ministeri dove la spesa non destinata a salari e pensioni «ammonta a un incredibile 56% del totale”. Atene rivedrà la spesa sanitaria ma «garantendo l’accesso universale».
Già venerdì il Bundestag voterà l’estensione del prestito ad Atene. Il quotidiano finanziario di Düsseldorf Handelsblatt ha pubblicato la lettera di quattro pagine inviata dal ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble al presidente del Bundestag, nella quale chiede il sostegno dei parlamentari alla proroga quadrimestrale. «Il governo federale – si legge nella lettera – appoggia la proroga proposta, nel contesto di un riconoscimento da parte della Grecia dei suoi impegni e dell’accordo preso all’Eurogruppo». Anche i parlamenti dell’Olanda, Estonia e Finlandia devono votare e approvare la richiesta di proroga.
Intanto Bloomberg scrive di una «resa» totale di Atene e una «grande vittoria» per gli eurocrati. È il verdetto degli analisti economici che più da vicino hanno seguito la crisi finanziaria greca negli ultimi cinque anni, riportato dal colosso americano dell’informazione Bloomberg.
Nessun dubbio su chi sia il vincitore dell’intesa raggiunta lo scorso venerdì dall’Eurogruppo, che ha esteso per altri quattro mesi il piano di salvataggio di Atene in scadenza il 28 febbraio: non è la Grecia.
Questo perché, commenta Bloomberg, «i fondamenti dell’accordo sugli aiuti già esistente, contro di cui Tsipras si è battuto, sono ancora intatti». In altre parole, «la Grecia ha sottoscritto tutte le condizioni dell’attuale pacchetto e confermato la sorveglianza internazionale, abbandonando i suoi piani di riprendere il controllo dei cordoni della borsa allo scopo di innalzare gli stipendi e le pensioni».
Un compromesso quasi obbligato: «Senza un accordo, da oggi avremmo dovuto imporre controlli alla circolazione di denaro e il paese sarebbe collassato», ha confidato venerdì un funzionario greco. Secondo J.P. Morgan, la scorsa settimana sarebbero stati prelevati delle banche greche circa 3 miliardi di euro, mentre la settimana precedente la fuga di capitali era stata di 2 miliardi di euro.
Due concessioni, tuttavia, ci sono state. L’obiettivo del disavanzo primario per il 2015 è stato ammorbidito, e il governo Tsipras ha ottenuto l’opportunità di proporre una propria lista di riforme piuttosto che vedersela imposta dall’ex Troika, anche se queste devono essere in linea con quelle già previste nel Memorandum.
Oggi le «tre istituzioni» – Bce, Fmi e Commissione Ue – hanno espresso il loro parere preliminare. Ulteriori specifiche arriveranno alla fine di aprile, dopo la consegna dei dettagli da parte di Atene, che riceverà allora, in caso positivo, la tranche residua di 7,2 miliardi di euro dei 172 miliardi del secondo piano di salvataggio firmato nel 2012, e la Bce accetterà i bond greci come collaterale per finanziare le banche elleniche.
Il quotidiano tedesco Bild prevede un gettito extra di 7,3 miliardi di euro grazie alle riforme annunciate da Atene: 2,5 miliardi di euro dalle tasse sui grandi patrimoni e agli oligarchi, altri 2,5 miliardi di euro di recuperi fiscali e 2,3 miliardi dalla lotta al contrabbando di benzina e sigarette.
Il viceministro della Finanze Dimitris Vardas aveva ieri anticipato alla tv locale Mega che nella lista per Bruxelles sarebbe stata inserita una misura per permettere ai cittadini di saldare i loro debiti col fisco beneficiando di rate che possono arrivare fino a 100 («non è un problema in quanto non causa buchi di bilancio»). Mega aveva riferito che non ci sarebbe invece stato l’aumento del salario minimo a 751 euro – cavallo di battaglia nella campagna elettorale di Syriza – né provvedimenti sullo stato sociale, congelamento delle privatizzazioni e nemmeno la riassunzione dei dipendenti pubblici licenziati, perché ritenute questioni di politica interna.
Se la Troika sembra soddisfatta dagli sforzi di Atene, la battaglia promette di spostarsi all’interno del parlamento greco. Nel week-end Tsipras è stato oggetto di critiche feroci da parte dell’ala radicale di Syriza. Durissima la presa di posizione dell’eurodeputato e icona del partito Manolis Glezos, il partigiano che nel 1941 ammainò la bandiera nazista dal Partenone e l’autore della richiesta di danni di guerra a Berlino: «Mi scuso con il popolo greco perché ho partecipato a questa illusione», ha dichiarato. «Se si chiama la carne pesce – ha aggiunto, riferendosi al cambio di nome della Troika e del Memorandum – sempre carne resta».
Oggi Tsipras, in uno sforzo di ricompattare il partito, ha incontrato il celebre compositore Mikis Theodorakis, personaggio amatissimo in patria e fiero oppositore delle politiche di austerità. Ieri Theodorakis aveva scritto una lettera nella quale esortava il governo a maggioranza Syriza a «trovare la forza, anche adesso, di dire oxi [no in greco] ai nein di Schaeuble», l’inflessibile ministro tedesco delle Finanze.
Luna De Bartolo