L'ICONOCLASTA

Non siamo fuori dal bosco, quindi i tassi di interesse resteranno bassi per un bel po’. Una voce di pragmatismo e buonsenso: Draghi ci ricorda come stanno le cose

24 settembre 2013 – Al momento del lancio di questo sito, tre settimane fa, abbiamo scritto come la ripresa in Europa, in assenza di nuove riforme strutturali e politiche mirate alla crescita, sarà troppo debole per poter creare nuovi posti di lavoro in Italia nel breve termine. E la conferma di questo mio parere è arrivata ieri anche dal presidente della Banca centrale europea.

Mentre in Germania la Merkel cerca di formare un governo di larghe intese, e a casa nostra i giochi politici continuano a dominare il palcoscenico, Draghi parla chiaro. Il presidente della Bce è la voce del buonsenso e del pragmatismo, che piaccia o meno quel che dice.

«La lenta ripresa dovrebbe proseguire nel trimestre in corso nonostante i dati deboli dall’industria», ha detto Draghi durante un’audizione al Parlamento europeo. «La disoccupazione nella zona euro – ha tuttavia sottolineato – resta troppo elevata e la ripresa dovrà essere ristabilita con fermezza».

Una risposta, giusta, da parte della Bce, è di tenere basso il costo del denaro. Così il governatore europeo ha spiegato che, nella sua ultima riunione, «il Consiglio direttivo ha confermato di attendersi che i tassi di interesse di riferimento della Bce rimangano su livelli pari o inferiori a quelli attuali per un prolungato periodo di tempo».

Ma Draghi ha anche ricordato che se Eurolandia vuole davvero agganciare la ripresa, e se si vuole tenere sotto controllo lo spread, «è importante che i Paesi proseguano le riforme».

Ecco la sfida. In Italia non si guarda ancora abbastanza ai veri problemi del Paese, le riforme di vasta portata sono assenti dal dibattito pubblico. Si discute sulle coperture per evitare l’aumento dell’Iva, si litiga sull’Imu, si parla di misure a breve termine, ancora più o meno d’emergenza. E si pensa, fin troppo, ai giochi politici. Tanti giochi politici.

Finché non si chiarirà il futuro di questo governo e finché i partiti continueranno a essere troppo presi dalla politica e non abbastanza concentrati sull’economia reale, non andremo da nessuna parte.

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