28 luglio 2016 – «Posso dire con fiducia che non c’è mai stato una donna o un uomo più qualificato di lei per assumere la carica di presidente degli Stati Uniti». Un endorsement appassionato, un attestato di stima forte: il presidente Barack Obama, dal palco di Filadelfia, ce la mette tutta per lanciare la candidata democratica Hillary Clinton verso la Casa Bianca.
Nel suo discorso, il commander in chief uscente, dopo aver rivendicato i successi conseguiti nei suoi due mandati, traccia un ritratto di Hillary come di una persona forte, che non si arrende davanti a nulla, responsabile e in grado di ricoprire un ruolo così delicato, da cui dipende il futuro non solo dell’America ma di tutto il mondo.
Obama rifiuta categoricamente la visione pessimista uscita fuori dalla convention repubblicana di Cleveland. Si dice «ottimista» per il futuro dell’America. «Abbiamo superato la peggiore recessione degli ultimi 80 anni», «abbiamo fatto sì che la copertura sanitaria non sia un privilegio per pochi, ma un diritto di tutti», «abbiamo riportato le truppe a casa», ha dichiarato Obama.
L’America è «più forte» di quando «abbiamo iniziato». E, ha assicurato Obama, «la nostra forza non dipende da Donald Trump». «Trump», è l’attacco diretto del presidente, «offre solo slogan, e offre solo paura». «La nostra forza – spiega – non arriva da qualcuno che si autodichiara “il salvatore”, uno che da solo può riportare ordine».
Poi l’appello: «Vi chiedo di fare per Hillary quello che avete fatto per me otto anni fa», «per dire no al cinismo e respingere la paura».
«Otto anni fa – racconta Obama, ricordando le primarie Dem del 2008 – io e Hillary siamo stati rivali, ci siamo scontrati per un anno e mezzo. Poi le ho chiesto di diventare Segretario di Stato: una scelta che la sorprese un po’ e che sorprese anche il mio staff. Ho imparato a conoscerla. Ho imparato ad ammirarla. E oggi posso dire con fiducia che non c’è mai stato una donna o un uomo più qualificato di Hillary Clinton per assumere la carica di Presidente degli Stati Uniti. Nessuno. Hillary è meglio di me, è meglio di Bill. Spero che Bill non me ne voglia». E Bill Clinton si alza in piedi, applaude, sorride cercando gli sguardi delle persone che lo circondano. La folla regala una standing ovation.
Obama regala anche parole per lo sfidante sconfitto da Hillary alle primarie, il senatore del Vermont Bernie Sanders: «Se siamo d’accordo che ci sono ancora molta diseguaglianza nell’economia e troppo denaro nella politica, allora tutti noi dobbiamo alzare la voce e dobbiamo essere organizzati come sono stati i sostenitori di Bernie Sanders. Feel the Bern».
Poi ancora sulla Clinton: «Guardate, Hillary ha ricevuto molte critiche. È stata oggetto di scherno dalla destra e da alcuni personaggi della sinistra. Accusata di cose anche inimmaginabili. Lei sa che ha commesso degli errori, esattamente come ne ho commessi io, come tutti noi ne abbiamo commessi. Ma questo capita quando voi siete qualcuno che è nell’arena e combatte per raggiungere grandi risultati. Hillary Clinton è la donna nell’arena».
E alla fine, a sorpresa, Hillary arriva sul palco. Un lungo abbraccio con il presidente uscente, il passaggio del timone. La parola agli americani, l’8 novembre.