L'ICONOCLASTA

Elezioni Usa: Scambio feroce tra Clinton e Sanders. «Sei la candidata dell’establishment e ricevi milioni da Wall Street», attacca Bernie. «Stai gettando fango contro di me», risponde Hillary

5 febbraio 2016 – Assomiglia più a uno scontro che a un dibattito il faccia a faccia tra i due principali candidati alle primarie Dem per le elezioni presidenziali americane. Tra Hillary Clinton e Bernie Sanders, nel duello in diretta tv organizzato da NBC News a Durham prima del voto del 9 febbraio in New Hampshire, è andato in scena un confronto dai toni accesissimi. I due candidati hanno discusso su diversi temi, dall’economia alla politica estera, alla pena di morte, la sanità e l’istruzione. Chi è il più progressista? Questo il vero oggetto dello scontro tra Clinton e Sanders.

«Io sono una progressista che vuole che le cose siano portate a termine, la sua invece è una agenda impossibile da attuare», ha dichiarato la Clinton. «Io corro per la presidenza perché credo sia troppo tardi per la politica e l’economia dell’establishment. Credo ci sia bisogno di una rivoluzione politica in cui milioni di persone combattano per un governo che appartiene a tutti», è la chiamata alle armi di Sanders.

Il dibattito arriva tre giorni dopo i caucus dell’Iowa, che hanno visto l’ex segretario di Stato vincere sul senatore del Vermont con un margine ridottissimo, praticamente un pareggio. La Clinton non deve averla presa bene e, in New Hampshire (dove, secondo i sondaggi, Sanders sarebbe in vantaggio di circa 20 punti), ha attaccato frontalmente l’avversario difendendosi dalle accuse di essere la candidata di Wall Street. «È ora di finirla. Sanders – ha lanciato l’ex first lady – dice che vuole condurre una campagna in positivo, ma poi mi attacca con insinuazioni e calunnie. Discutiamo di cose concrete e sia chiaro che io, nelle scelte che ho fatto, non mi sono mai fatta condizionare dai finanziamenti che ricevo in una campagna elettorale. Nessuno può dire che per questo non sono una progressista: queste insinuazioni non sono degne di te».

Sanders non si è tuttavia fatto intimidire e, dopo aver punto nel vivo nei giorni scorsi criticando l’ex coppia presidenziale, per gli ingenti finanziamenti ricevuti dalle grandi banche e i ricchi gettoni ottenuti per discorsi in convention aziendali, ha continuato sulla stessa linea: «La Clinton dipende troppo da coloro che hanno finanziato la sua campagna e che l’hanno resa personalmente ricca». Poi: «Clinton ha il sostegno della maggior parte dell’establishment, rappresenta l’istituzione, io rappresento gli americani». E ancora: «La classe media ha salvato Wall Street quando stato necessario, ora è arrivato il momento che Wall Street aiuti la middle class».

Nonostante i due candidati si trovino in accordo sulla necessità di rendere più accessibili l’istruzione e il sistema sanitario, restano molto distanti sulle modalità. Bernie Sanders sogna un’assistenza sanitaria e un’università gratuita per tutti (finanziata da un aumento delle tasse per Wall Street), seguendo l’esempio di diversi paesi europei, mentre Hillary Clinton non si spinge così in là, proponendo soluzioni decisamente più moderate.

«Ci spiega come ha fatto a passare quasi vent’anni al Congresso e non ottenere nulla delle cose che propone? Perché pensa che una volta presidente sarebbe in grado di ottenerle?», ha attaccato la Clinton, accusando Sanders di essere un sognatore che propone cose irrealizzabili. «Io non faccio promesse che non posso mantenere», ha rincarato. Il senatore del Vermont ha risposto dicendo che le sue idee possono essere rese concrete solo da qualcuno che sia estraneo all’establishment economico.

Sulla politica estera, Clinton ha fatto valere la sua maggiore esperienza. Sanders non ha contraddetto l’ex first lady su questo punto, tuttavia ha argomentato che l’esperienza da sola non basta, occorre anche possedere capacità di giudizio, riferendosi implicitamente al voto favorevole di Hillary Clinton alla guerra in Iraq. Entrambi hanno invece escluso l’invio di truppe su grande scala nei teatri del Medio Oriente.

Lontane invece le posizioni sulla pena di morte. «Non voglio uno Stato che uccide. Capisco le posizioni diverse dalla mia, c’è chi ha commesso atti di terrorismo efferati. Ma sono stati condannati a morte anche tanti innocenti», ha dichiarato Bernie Sanders, schierandosi nettamente contro la pena di morte. La Clinton la ritiene invece una «punizione adeguata» per «un certo numero di crimini molto limitato e particolarmente efferati», anche se si dice «profondamente in disaccordo con il modo in cui molti Stati la stanno attuando».

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