L'ICONOCLASTA

Ritorno al Futuro, starring Silvio Berlusconi. Alfano viene condannato, ridicolizzato e (retoricamente) asfaltato dal padre che gli ha dato vita. Poi lancia il partito che B. battezza «Cugini d’Italia». Intanto la Cancellieri, senza pudore, è ancora lì, e non si capisce perché. Sembra che la Sciura delle Carceri non abbia capito quanto nobile e corretto sarebbe un suo passo indietro.

16 novembre 2013 – Ok. La scissione c’è, lo strappo si è consumato.

Berlusconi ha rilanciato Forza Italia e ha promesso battaglia (elettorale) su temi ricorrenti come la giustizia e altri più d’attualità, come l’idea che all’Italia non convenga forse accettare e subire proprio tutti i diktat dalla Signora Merkel, ora e per sempre. Dice che sarebbe bello avere una legge di stabilità più coraggiosa della versione attuale. Populista ma vero. Ma Berlusconi sembra aver accettato che con i transfughi di Grillo in stand-by e le ambizioni sfrenate di Alfano non sarà facile buttare giù il governo di Enrico Letta.

Intanto, dopo il primo tentativo di parricidio all’inizio di ottobre, Angelino il Democristiano si è messo assieme agli altri ministri e senatori eccezionalmente attaccati alle loro poltrone (e stipendi da 14mila euro al mese, come ha sottolineato Berlusconi) e ha partorito un Fli. No. Non si chiama Fli. Si chiama Nuovo centrodestra (Ncd), ridicolizzato e ribattezzato subito da Berlusconi come «Cugini d’Italia». Secondo Dagospia, ci sarebbe anche un problema di copyright: il marchio Nuovo centrodestra, dice Dago, è stato registrato nel 2011 all’Ufficio marchi e brevetti del Ministero dello sviluppo economico dall’allora vice presidente di Futuro e Libertà, Italo Bocchino.

Ma Alfano farà la fine di Fini? Sembra possibile, ma attenzione: nel sottobosco romano di voltagabbana e faccendieri, di onorevoli che di onorevole hanno ben poco e di opportunisti democristiani in abbondanza, non è da escludere che per stare bene con Letta (e per almeno 12 mesi), Alfano si metterà con Casini e andranno insieme alla ricerca du temps perdu, del famoso e magico Grande Centro di De Mita, Andreatta, Forlani e Andreotti, i loro maestri ed idoli. Tutto ciò non è un problema per Enrico Letta. Anzi. Va ricordato che Letta e Alfano si sono conosciuti nella Dc all’inizio degli anni Novanta, in piena Tangentopoli, e i loro idoli erano rispettivamente Andreatta e De Mita. Ad Agrigento, Alfano era sotto l’ala di Calogero Mannino, il fiduciario siciliano di Ciriaco, di cui divenne il braccio destro.

E naturalmente Casini, che era praticamente il figlio adottivo di Arnaldo Forlani, si sta fregando le mani dalla gioia di fronte alla scissione tra Alfano e Berlusconi, e anche dentro Scelta Civica. Potrebbe essere per tutti un homecoming.

Intanto, ieri ero all’estero e quando sono tornato ho notato che la Sciura delle Carceri nonché amica di Antonino Ligresti è ancora al suo posto. Non capisco perché. In America il ministro della Giustizia si sarebbe dimesso non appena la sua vicinanza alla famiglia Ligresti, ancor prima delle telefonate, fosse divenuta di dominio pubblico. Perché anche se non ci fosse niente di male e lei non avesse commesso alcun reato, a puzzare è la percezione di un rapporto che non si addice a una persona con quelle responsabilità. E poi, non tutti possono avere rapporti così diretti e intensi con il ministro della Giustizia. No, a Washington la Cancellieri sarebbe sicuramente già history. A Roma, comincia ad assomigliare non a un nobile servitore dello Stato ma all’ennesimo politico senza pudore e troppo attaccato alla sua poltrona. Peccato.

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