L'ICONOCLASTA

Onu, Obama incontra Raul Castro. Ieri faccia a faccia con Putin: ipotesi di raid congiunti contro l’Isis

29 settembre 2015 – Nuovi passi avanti nel processo disgelo, avviato lo scorso dicembre, tra Washington e L’Avana. A margine della 70° Assemblea Generale dell’Onu, è in programma oggi un colloquio tra il presidente americano Barack Obama e quello cubano Raul Castro. È il secondo incontro tra i due leader quest’anno, il terzo in assoluto. Sul tavolo, la fine dell’embargo nei confronti dell’arcipelago caraibico, proclamato dagli Usa nel 1962. Obama è intenzionato a porre fine al blocco economico, già reso recentemente più leggero.

Lunedì, Obama ha avuto un faccia a faccia con il presidente russo Vladimir Putin, un incontro attesissimo. I due leader, nel corso di un colloquio a porte chiuse di 95 minuti, hanno provato a trovare dei punti d’incontro sulla crisi in Siria. Spunta l’ipotesi di raid aerei congiunti anti-Isis, nonostante le grosse divergenze di vedute. Se il presidente Usa considera il presidente siriano Bashar al-Assad un tiranno, Putin è invece fermamente convinto che una pacificazione della Siria possa concretizzarsi unicamente con il presidente siriano alle redini del potere.

«Il colloquio con Obama è stato sorprendentemente franco, costruttivo. Possiamo lavorare insieme», ha dichiarato Putin nel corso della conferenza stampa a conclusione dell’incontro. Tuttavia, ha ribadito, «i raid aerei in Siria sono illegali perché manca l’autorizzazione dell’Onu. Obama e Hollande non sono cittadini siriani. Non possono decidere sul futuro del Paese». E se la Russia si dice aperta alla possibilità di partecipare alla campagna aerea contro l’Isis in Siria, «ma solo se in linea con con il diritto internazionale», Putin esclude che le truppe russe, già schierate nel Paese, attaccheranno sul terreno.

Dalla Casa Bianca riferiscono che gli Usa non considerano il dispiegamento delle forze militari russe in Siria come necessariamente distruttivo, ma l’opinione dell’amministrazione dipenderà dalle azioni di Mosca e dal modo in cui proseguiranno: «Se i russi usano la loro forza militare solamente per combattere l’Isis – spiega una fonte vicina all’amministrazione Usa – allora va bene». «Ma – ha aggiunto – se lo fanno per rafforzare la lotta di Assad contro il suo stesso popolo, questo sarà negativo». I due leader avrebbero poi convenuto che le loro forze armate dovrebbero comunicare al fine di «evitare conflitti militari tra di loro nella regione».

Prima dell’incontro, Obama e Putin erano entrambi intervenuti al Palazzo di vetro di fronte ai delegati Onu. «Ci sono delle potenze internazionali che agiscono in contraddizione con il diritto internazionale. C’è qualcuno che ci dice che dovremmo sostenere dei tiranni come Assad, perché l’alternativa è molto peggio. Ma catastrofi come quelle in Siria non succedono in Paesi dove c’è vera democrazia». E poi: «Bashar al-Assad ha brutalizzato il suo popolo: una soluzione in Siria deve essere la transizione a un nuovo leader». Così il presidente americano Barack Obama, in un chiaro riferimento alla Russia di Vladimir Putin. Tuttavia, aveva rilanciato Obama, gli Stati Uniti «sono pronti a lavorare con qualunque nazione, comprese Iran e Russia, per risolvere la crisi siriana».

Il presidente russo non aveva invece mancato di criticare il sostegno Usa ai ribelli siriani: «Non ci sono elementi per dire che l’opposizione in Siria è moderata, quindi non possiamo armarla», aveva dichiarato. Quindi, è stata la logica conclusione di Putin, «è un errore non cooperare con il governo siriano». Il presidente russo ha poi auspicato la creazione di una «coalizione davvero internazionale come quella che si creò contro Hitler durante la seconda guerra mondiale» per combattere il terrorismo.

Attacchi reciproci tra Usa e Russia anche sulla crisi in Ucraina, culminata con l’annessione della Crimea da parte di Mosca. Da un alto, Putin sostiene che «A Kiev c’è stato un colpo di Stato e questo ha scatenato la preoccupazione del Donbass». E ancora: «La Guerra Fredda è finita, ma qualcuno continua ad espandersi mettendo in difficoltà le ex-repubbliche sovietiche». Diametralmente opposta l’interpretazione di Obama: «Non possiamo stare ad osservare quando la sovranità di una nazione è violata. Questo è alla base delle sanzioni Usa imposte alla Russia. Ma non vogliamo ritornare alla guerra fredda. Non vogliamo isolare la Russia, vogliamo una Russia forte che collabori con noi per rafforzare il sistema internazionale. Non possiamo stare a guardare mentre la Russia viola la sovranità dell’Ucraina. Oggi è l’Ucraina domani potrebbe essere qualche altro Paese». Durante il discorso di Putin al Palazzo di vetro, la delegazione ucraina ha lasciato la sala in segno di protesta.

«Quattro anni di paralisi diplomatica del Consiglio di Sicurezza hanno fatto sì che la crisi siriana sia diventata fuori controllo. Cinque Paesi in particolare hanno la chiave: Russia, Usa, Arabia Saudita, Iran e Turchia». Queste le parole, nel discorso d’apertura, del segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon. «La responsabilità – ha continuato – è innanzitutto in capo alle parti del conflitto in Siria, ma guardare solo all’interno del Paese mediorientale per trovare una soluzione non è sufficiente, la battaglia è guidata anche da poteri e rivalità regionali». Il segretario generale ha poi informato che «l’inviato speciale dell’Onu, Staffan de Mistura, sta facendo tutto quanto in suo potere per creare le basi di una soluzione pacifica, ma è arrivato il momento per altri, in primis per il Consiglio di Sicurezza e per gli attori regionali più importanti, di fare un passo avanti. Nel XXI secolo non possiamo costruire muri e steccati».

Photo credits: UPI/Landov/Barcroft Media

ULTIMI ARTICOLI