L'ICONOCLASTA

Terrorismo, Abdeslam accetta l’estradizione in Francia. Ricercato anche un secondo uomo per le esplosioni alla metro di Bruxelles. Media belgi: «Il vero obiettivo erano le nostre centrali nucleari»

24 marzo 2016 – Salah Abdeslam accetta l’estradizione dal Belgio e, attraverso il suo avvocato – le cui parole sono state riportate da Reuters – dichiara di voler tornare in Francia «il più presto possibile» per poter spiegare il suo coinvolgimento negli attentati che hanno messo in ginocchio Parigi il 13 novembre provocando 130 morti e più di 350 feriti. Secondo il suo avvocato, il presunto terrorista non sarebbe al corrente dei sanguinosi attacchi di Bruxelles. L’udienza di convalida della detenzione di Abdeslam è stata rinviata al 7 di aprile.

Intanto a Bruxelles, riporta AFP citando fonti di polizia, sono ora alla ricerca di un quinto uomo responsabile degli attentati di martedì, individuato attraverso le telecamere di sorveglianza della metro che mostrano un’altra persona accanto al kamikaze Khalid El Bakraoui. Nelle immagini l’uomo, la cui identità è ancora sconosciuta e di cui è stato diffuso questa mattina un identikit, trasporta una grossa borsa. Non si sa ancora se sia morto nell’attentato o se sia in fuga. E in fuga si crede che sia anche un altro uomo che si trovava all’aeroporto di Zaventem. Secondo le informazioni a disposizione dei servizi belgi sarebbero quindi cinque gli attentatori: i due fratelli El Bakraoui (uno si è fatto esplodere all’aeroporto di Zaventem e l’altro alla fermata della metro di Maelbeek), Najim Laachraoui (prima creduto in fuga, mentre invece è stato identificato dal dna come uno dei kamikaze di Zaventem) e due uomini d’identità sconosciuta, uno che ha operato all’aeroporto (quello che nelle immagini diffuse dalla polizia indossa un cappello ed è fuggito dopo aver depositato una borsa carica di esplosivo) e uno alla metro di Maelbeek, entrambi ricercati attivamente.

Secondo quanto riporta il quotidiano belga Dernière Heure, i fratelli El Bakraoui volevano colpire le centrali nucleari del Belgio ma l’arresto di Abdeslam avrebbe fatto accelerare i piani, così che, si ipotizza, i terroristi avrebbero ripiegato su bersagli meno complicati come l’aeroporto e la fermata della metropolitana.

Lo scorso dicembre, riporta il media belga, le forze dell’ordine avevano trovato a casa di uno dei sospettati per gli attacchi di Parigi, Mohamed Bakkali, la registrazione di un filmato di dodici ore in cui si vedeva il direttore del programma di ricerca e sviluppo del nucleare belga entrare e uscire dalla propria abitazione. A seguito del recupero di questo video, 140 militari erano stati posti a sorveglianza delle centrali nucleari del Paese.

Ora, secondo le informazioni in possesso della Dernière Heure, sarebbero stati proprio i fratelli El Bakraoui a spiare il boss del programma nucleare belga e ad aver recuperato la telecamera nascosta posta di fronte alla sua abitazione.

Ormai per gli inquirenti è certo che ad orchestrare gli attacchi di Parigi e di Bruxelles si è trattato di un’unica cellula terrorista composta da giovani belgi, diversi dei quali addestrati in Siria.

Continuano intanto a emergere nuove falle nella sicurezza belga. A far scoppiare la polemica è il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, il quale ha dichiarato che uno degli attentatori, Ibrahim El Bakraoui, sarebbe stato già fermato in Turchia nel luglio 2015 mentre cercava di entrare in Siria, segnalato come foreign fighter ed espulso in Belgio, che lo avrebbe incredibilmente rilasciato non potendo provare i suoi legami con il terrorismo. Alla Reuters, ufficiali turchi fanno sapere che El Bakraoui sarebbe stato espulso anche una seconda volta nell’agosto 2015, mentre tentava nuovamente di entrare in Siria. Dal Belgio sostengono che El Bakraoui non sarebbe stato deportato nel loro paese ma dalle informazioni in loro possesso sarebbe stato invece espulso verso l’Olanda. La prima, la seconda volta o entrambe? Non c’è ancora chiarezza. Amsterdam starebbe verificando le proprie fonti. Il ministro della Giustizia belga, Koen Geens, ha parzialmente ammesso le proprie responsabilità: «Non c’è stata forse una trasmissione sufficientemente rapida delle informazioni provenienti dalla Turchia, anche a livello belga».

Il ministro dell’Interno belga, Jan Jambon, e quello della Giustizia, Koen Geensha, hanno presentato le dimissioni al premier Charles Michel, che le ha respinte. Mercoledì, il quotidiano israeliano Haaretz aveva rivelato come il governo belga sarebbe stato informato con precisione del rischio di attentati terroristici all’aeroporto e alla metropolitana di Bruxelles.

Una consiglio straordinario dei ministri della Giustizia e degli Affari interni è stato convocato giovedì a Bruxelles su richiesta del governo belga per accelerare la condivisione delle informazioni tra paesi membri.

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