17 giugno 2015 – Il futuro della Grecia non è mai stato così in bilico come in queste ore. E diversi leader europei cominciano ad averne abbastanza della telenovela greca e delle minacce di Tsipras e Varoufakis. «Meglio lasciarli andare e farli uscire dell’euro se rifiutano di essere seri, se dobbiamo gettare altri soldi per darli a loro», spiega un funzionario europeo ben informato.
Dopo il fallimento dei negoziati di sabato e domenica – e dopo l’abbandono del tavolo tecnico da parte dell’Fmi, che la scorsa settimana aveva richiamato il suo team a Washington – i rapporti tra Atene e i creditori internazionali si sono fatti sempre più tesi, in un’escalation che rischia di portare alla rottura definitiva.
Prima c’è stato il durissimo attacco del premier ellenico Alexis Tsipras, che ha accusato il Fondo monetario internazionale di avere «responsabilità criminali» per lo stato disastroso in cui versa l’economia del paese, insistendo su «una linea di strangolamento finanziario». Le istituzioni creditrici (Ue, Bce, Fmi), è l’affondo di Tsipras, «vogliono umiliare il governo greco». «L’ossessione dei creditori per un programma di tagli non può essere un errore, ha fini politici», ha spiegato il premier ellenico ai deputati di Syriza: «Stanno utilizzando i negoziati per dimostrare la loro forza, noi stiamo trattando in buona fede».
Secondo diversi politici moderati in Europa, Tsipras starebbe rubando il ruolo del “cattivo” a Varoufakis, finora quello considerato da tanti funzionari un dilettante e un cafone.
Il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker ha risposto altrettanto aspramente, accusando Tsipras di mentire ai cittadini greci: «Incolpo il governo di Atene perché racconta cose che non sono state proposte dalla Commissione». Juncker precisa di «non esser a favore» dell’aumento dell’Iva su medicinali e elettricità, come dichiarato invece da Tsipras, ma di aver proposto tagli alla difesa e «un piano di investimenti da 35 miliardi fino al 2020». «Sarebbe più semplice se il governo ellenico spiegasse ai greci esattamente quello che la Commissione europea propone: do la colpa al governo greco per aver raccontato cose che non coincidono con quelle che io ho detto al primo ministro», ha aggiunto. Juncker ha poi confidato di non aver avuto più contatti con il governo ellenico da domenica, «quando abbiamo deciso di interrompere i negoziati, perché vista la posizione greca, la discussione non portava a niente».
Prova a gettare acqua sul fuoco Angela Merkel, nonostante i negoziati siano a un punto morto: «Ci sono purtroppo poche novità da riportare», ma la cancelliera si è dichiarata decisa a tutto «per mantenere la Grecia nell’Eurozona». «In questi giorni mi concentro con tutte le mie forze per far sì che si trovi una soluzione – ha spiegato – e per far sì che sia possibile che la Grecia resti nell’euro. Questo ritengo sia il mio compito e a questo mi dedico». Domani c’è l’atteso showdown, la riunione dell’eurogruppo: «Siamo tutti concentrati sull’incontro di giovedì», ha confidato Merkel, ma non è possibile «capire se ci sarà un accordo entro giovedì».
Angela Merkel si trova inoltre in una posizione scomoda sul fronte interno. Gli alleati della Csu hanno perso la pazienza nei confronti di Atene e il loro segretario generale, Andreas Scheuer, ha attaccato frontalmente il governo ellenico: «Non hanno capito quanto la situazione sia diventata seria», ha dichiarato in un’intervista al quotidiano Rheinische Post. «Si stanno comportando come dei pagliacci seduti a scuola agli ultimi banchi, nonostante gli sia stato detto esplicitamente e da più parti che rischiano di non passare l’anno».
Mentre Tsipras sceglie la strada della demagogia, la Banca centrale greca minaccia in modo più tecnico. Il mancato raggiungimento di un’intesa con i creditori, ha messo in guardia l’istituto, «segnerebbe l’inizio di un percorso doloroso che porterebbe inizialmente al default del debito e alla fine all’uscita dalla zona euro e molto probabilmente dall’Unione europea». E ancora: «Una crisi del debito controllabile, come è quella che stiamo gestendo con l’aiuto dei nostri partner si trasformerebbe a valanga in una crisi incontrollabile con grandi rischi per il sistema bancario e la stabilità finanziaria. Un’uscita dall’euro – si legge nel documento – aggraverebbe solo uno scenario economico avverso e farebbe balzare l’inflazione».
Ieri era arrivato un nuovo appello da parte degli Usa. In una telefonata con Tsipras, il segretario al Tesoro Jack Lew avrebbe chiesto alla Grecia di fare una «mossa seria» per raggiungere un compromesso con i creditori.
C’è grande attesa per l’Eurogruppo di domani, che appare come l’ultima spiaggia. Anche se – secondo le indiscrezioni riportate dal Financial Times – nel caso di un ennesimo fallimento i leader europei avrebbero in programma un vertice d’emergenza per domenica.
La verità è che la Grecia è fallita da cinque anni ma nessuno vuole dirlo ad alta voce. Si potrebbe ancora immaginare un default tecnico alla fine del mese per poi raggiungere quel famoso compromesso europeo in cui tutti faranno buon viso a cattivo gioco. Ma ormai è chiaro che tutto dipende dalle decisioni di Tsipras più che della Merkel. Il suo destino, così come il destino del suo popolo, è nelle sue mani.
Alan Friedman