13 maggio 2016 – «L’atteggiamento negativo di parte della gerarchia e di parte del mondo cattolico era ovviamente atteso. Io sono cattolico ma faccio politica da laico: ho giurato sulla Costituzione e non sul Vangelo. Ma ho rispetto di tutti e conoscendo il mio mondo sapevo che le polemiche ci sarebbero state. È assolutamente rispettabile che ci sia chi non è d’accordo». Così il presidente del Consiglio, ospite di Bruno Vespa a Porta a Porta, a proposito delle critiche della Cei sulla legge sulle unioni civili approvata definitivamente mercoledì a Montecitorio.
«Ogni volta – ha continuato Renzi – sui diritti delle coppie dello stesso sesso si è fatta una legge che diventava un bellissimo oggetto di discussione elettorale ma non materia parlamentare. E invece adesso finalmente le cose si fanno. La legge è equilibrata, di compromesso, non tutti possono esultare. È una festa per tutti? No – ha aggiunto – perché molti dicono non ci sono pieni diritti, altri dicono che è stato fatto troppo. Però adesso è realtà, prima si chiacchierava e basta».
Ed è vero che l’Italia è arrivata al traguardo con grandissimo ritardo. Unico paese dell’Europa occidentale a non avere una legge a tutela delle coppie dello stesso sesso, dopo almeno trent’anni di discussioni è riuscita finalmente ad approvare un testo che, se resta ancora distante dalle legislazioni in vigore in altre democrazie avanzate, permette quantomeno al Belpaese di uscire dal medioevo.
E mentre in molti paesi europei (Francia, Regno Unito, Spagna, Paesi Bassi, Portogallo, Belgio, Islanda, Danimarca, Norvegia, Finlandia, Svezia e Lussemburgo) si celebrano da tempo matrimoni che non discriminano i contraenti per il loro orientamento sessuale, in Italia c’è chi non riesce ad accettare nemmeno una legge che altro non fa se non riconoscere con gravissimo ritardo una manciata di diritti fondamentali. Così, alcuni parlamentari del centrodestra hanno annunciato in conferenza stampa alla Camera dei Deputati che presenteranno una serie di iniziative per l’indizione di un referendum abrogativo sulla legge appena approvata. Tra questi, la sempre in prima fila Eugenia Roccella, Gaetano Quagliariello e Carlo Giovanardi di Idea, Maurizio Gasparri e Lucio Malan di Forza Italia, Gian Marco Centinaio e Nicola Molteni della Lega, Francesco Bruni e Lucio Tarquinio dei Conservatori e Riformisti, Fabio Rampelli ed Edmondo Cirielli di Fratelli d’Italia, Gian Luigi Gigli e Mario Sberna di Ds-Cd, Guglielmo Vaccaro di Italia Unica e il presidente della Commissione Lavoro del Senato Maurizio Sacconi.
Intanto, il leader della Lega, Matteo Salvini, da Bari ribadisce l’invito a non rispettare il testo licenziato dal parlamento. «Una legge fatta male – spiega – oltretutto tanti avvocati dicono che porterà problemi e truffe in sede di separazione, litigi e questioni economiche, che discrimina le coppie eterosessuali sulla reversibilità, che apre le porte alle adozioni gay. Quindi io invito, al di là del partito, qualunque amministratore locale a seguire la sua coscienza e se ritiene sbagliata questa legge a non applicarla».
Ma c’è anche chi, come Michela Marzano, docente alla Sorbona e deputata del Partito democratico, ha deciso di lasciare la formazione di centrosinistra perché, spiega, l’aver eliminato dalla legge sulle unioni civili ogni riferimento alla famiglia e alla stepchild adoption «rappresentano un vulnus per me difficile non solo da accettare, ma anche da giustificare pubblicamente». «Sui temi dei diritti e dell’etica – scrive la filosofa nella lettera di dimissioni inviata al capogruppo Ettore Rosato – ho sempre detto e difeso gli stessi valori e gli stessi principi. E non me la sento, oggi, di non essere coerente con me stessa e con le mie battaglie per opportunità politica. Lo so che, sulla unioni civili, non si poteva forse fare diversamente e considero che sia importante per l’Italia avere finalmente una norma che garantisca e protegga le persone omosessuali. Aver però eliminato ogni riferimento a “famiglia” e “familiare” – parlando delle unioni civili come una semplice “specifica formazione sociale” – e aver stralciato la “stepchild adoption” rappresentano un vulnus per me difficile non solo da accettare, ma anche da giustificare pubblicamente».
Rispondendo a una domanda sull’impatto delle nuove norme della legge sulle unioni civili in merito alla reversibilità delle pensioni per le coppie dello stesso sesso, il presidente dell’Inps Tito Boeri ha chiarito: «C’è un impatto sui conti, ed è inevitabile che ci sia, ma è nell’ordine di qualche centinaio di milioni di euro ed è quindi sostenibile».