L'ICONOCLASTA

M5s, multe a chi viola il codice di comportamento per i candidati alle elezioni amministrative a Roma. Il Pd: «Sanzioni ai dissidenti sfiorano il ridicolo. Serve nuova legge sui partiti»

9 febbraio 2016 – Una multa da 150mila euro a chi non rispetta un codice di comportamento in dieci punti creato ad hoc per i pentastellati che si candideranno a Roma nel corso delle prossime elezioni amministrative. Una sanzione che – si legge nel documento di tre pagine pubblicato in esclusiva da La Stampa, che per prima ha dato la notizia – rappresenta «la quantificazione del danno d’immagine» che potrebbe subire il M5s «nel caso di violazioni» da parte del consigliere eletto delle «regole contenute nel codice e si impegna pertanto al versamento dell’importo di 150mila euro, non appena gli sia notificata formale contestazione a cura dello staff coordinato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio». Roberta Lombardi, ex presidente del gruppo parlamentare del M5s alla Camera e fedelissima di Grillo e Casaleggio, è stata la persona incaricata di far firmare il “contratto” ai candidati per le amministrative romane.

L’esistenza del regolamento, che subito ha sollevato diverse perplessità, è stata confermata da Alessandro Di Battista con un post su Facebook. «L’attacco al M5S – scrive il deputato grillino – continua. In un Paese dove arrestano un esponente del partito di governo al giorno il problema è sempre tutto quel che fa il M5S. Il dramma è un codice di comportamento a Roma che serve a far rispettare regole e programma. Possiamo rispondere solo mettendoci più impegno». Di Battista è tornato martedì sull’argomento, dichiarando senza mezzi termini che «il M5s per Roma intende portare avanti il pugno duro, a partire da suo interno». E ancora: «Questa città è martoriata e invece ha importanza solo il codice. Ma per noi è un orgoglio. I cittadini sappiano che c’è una squadra, che comprende anche alcuni parlamentari, che interverrà su Roma qualora i cittadini ci daranno fiducia. Per fare pulizia a Roma – ha ribadito il pentastellato – bisogna essere duri».

In difesa del codice di comportamento è intervenuto anche il vicepresidente della Camera, il grillino Luigi Di Maio. «Abbiamo sempre sostenuto – ha scritto su Facebook – che in Italia debba esistere il vincolo di mandato. In Portogallo se ti fai eleggere con i gialli e poi passi ai verdi, torni a casa. Io penso che tutti possano cambiare idea ed è un diritto sacrosanto, ma se vuoi cambiare casacca, torni a casa e ti fai rieleggere». Di Maio ha poi ricordato come un regolamento analogo, che prevedeva multe di 250mila euro, era stato adottato dal M5s in occasione delle elezioni europee del 2014.

Il Partito democratico, per bocca del vicesegretario Lorenzo Guerini, si è mostrato molto critico nei confronti del provvedimento. «Le sanzioni pecuniarie per chi dissente, proposte nel M5s, oltre a sfiorare il ridicolo credo che confermino l’ineludibile esigenza di procedere senza indugi a discutere e approvare una nuova legge sui partiti in attuazione dell’art. 49 della Costituzione». «Capisco che – ironizza Guerini – i grillini si oppongono perché significa garantire trasparenza alla vita dei partiti, regole per la democrazia interna, garanzie per il pluralismo, libertà di dissentire. Ma è un problema che non riguarda questa o quella forza politica ma un pezzo della qualità sostanziale della nostra democrazia». Durissimo il commento del senatore Dem Stefano Esposito: «Ora mi aspetto olio di ricino e manganelli».

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