2 novembre 2016 – Trump al 46%, Clinton al 45%. L’ultimo sondaggio commissionato da Washington Post-Abc vede, per la prima volta da maggio, un sorpasso del tycoon sull’ex first lady. Il sondaggio è stato condotto tra il 27 e il 30 ottobre, quindi registra in parte l’umore degli elettori a seguito delle nuove rivelazioni dell’Fbi, annunciate il 28 ottobre dal direttore James Comey, su Hillary e le mail di lavoro inviate dal suo server di posta privato quando era segretaria di Stato.
Un risultato clamoroso, a una settimana dal voto, che accresce la sensazione di imprevedibilità di fronte a queste strane elezioni presidenziali. Accanto all’autorevole rilevazione di Washington Post-Abc, la maggior parte degli altri sondaggi – ad esempio Reuters-Ipsos, così come le medie su tutti i sondaggi elaborate da FiveThirtyEight, RealClear Politics e New York Times/Upshot – continua tuttavia a registrare un netto vantaggio della Clinton, anche se il distacco tra i due contendenti appare meno significativo. Senza contare l’alto numero di indecisi, il basso gradimento di entrambi i candidati e i colpi di scena che ancora possono contribuire a spostare voti a ridosso delle elezioni.
Una campagna elettorale non solo imprevedibile ma volgare, piena di attacchi frontali e colpi bassi. E l’annuncio dell’FBI sulla Clinton non ha fatto che inasprire ulteriormente gli animi. «È il più grande scandalo politico dopo il Watergate», è l’affondo di Trump da Grand Rapids, Michigan, che in caso di vittoria della Clinton minaccia l’eventualità di una «crisi costituzionale che non possiamo permetterci: l’inchiesta durerà anni. Probabilmente inizierà un processo».
«Il dossier è vuoto», si difende la Clinton, chiedendo all’FBI di pubblicare le nuove email individuate nel corso delle indagini (per sexting con una minorenne) su Anthony D. Weiner, l’ex marito di Huma Abedin, il braccio destro della candidata democratica. Mail che sono ora al vaglio degli agenti per verificare che non contenessero informazioni che avrebbero potuto mettere, anche potenzialmente, in pericolo la sicurezza nazionale transitando attraverso il server di posta privato dell’allora segretaria di Stato, che per le mail di lavoro avrebbe dovuto invece utilizzare il server protetto del dipartimento di Stato.
Il New York Times stamattina ha criticato duramente l’Fbi, accusandolo di avere violato la prassi seguita anche la scorsa estate, quando il dipartimento di giustizia e lo stesso Fbi concordarono di non rivelare altre due inchieste, una sulla fondazione Clinton e un’altra sull’allora presidente della campagna di Donald Trump, Paul Manafort (accusato di legami con l’ex presidente ucraino filorusso, Viktor Ianukovich), per non interferire nelle elezioni.
Ora, sottolinea il NYT, l’Fbi e il dipartimento di Giustizia, sono entrati nelle elezioni con tutte le scarpe e molto difficilmente la revisione delle nuove email verrà completata prima dell’8 novembre, giorno del voto, anche se c’è una possibilità che possano essere rivelati degli aggiornamenti entro quella data. Secondo il NYT, Comey avrebbe deciso di interrompere la prassi del silenzio elettorale per timore che le informazioni sulle nuove email della Clinton trapelassero al di fuori dell’inchiesta, come accaduto per le indagini su Paul Manafort.
Il direttore sarebbe allora stato accusato di nascondere simili informazioni al Congresso.