14 marzo 2015 – «Immaginiamo una forma alternativa di Qe, finanziato al 100% da obbligazioni della Banca europea degli investimenti con la Bce che compra questi bond sui mercati secondari: mi piacerebbe chiamarlo “piano Merkel”». È questa la proposta del ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, lanciata al meeting primaverile Ambrosetti in corso in questi giorni a Cernobbio.
«Mi piacerebbe vivere negli Stati Uniti d’Europa. Ma perché questa crisi è in corso? Lasciatemi fare un esempio di quello che proporrò nel corso delle discussioni: un’europeizzazione decentrata», ha spiegato Varoufakis nella prima sessione di lavori del workshop Ambrosetti, coordinata da Vittorio Grilli e con Mario Monti tra i relatori.
«In Europa abbiamo la Banca Europea degli Investimenti. Immaginiamo una forma alternativa di Qe in cui la Bei chiede ai governi di guidare un programma per la ripresa degli investimenti, che mi piacerebbe chiamare “piano Merkel”», ha proseguito il ministro greco. «Immaginate che questo sia finanziato al 100% attraverso obbligazioni emesse dalla Bei con la Bce che opera sui mercati secondari pronta a comprare bond della Bei. Questo – ha aggiunto – risolverebbe problemi operativi della Bce perché improvvisamente comprerebbe un solo pezzo di carta con rating tripla A senza doversi preoccupare dei diversi titoli di Stato».
«Allo stesso tempo – ha sottolineato Varoufakis – eviterebbe i problemi menzionati che il Qe ha avuto altrove e che avrà sempre di più in Europa con prezzi degli asset gonfiati e fallendo nel ravvivare gli investimenti. Questo tipo di Qe in partnership con la Bei trainerà gli investimenti direttamente».
«Il Quantitative Easing – è la constatazione del responsabile del dicastero economico ellenico – si è rivelato piuttosto difficoltoso in economie solide e omogenee come Giappone, Usa e Gran Bretagna ed è destinato temo a fare peggio nell’Eurozona». La zona euro, ha sottolineato, «è frammentata e gli acquisti di asset non sono proporzionali alle differenze del Pil o alle pressioni deflazioniste che colpiscono i singoli paesi. È per questo che – ha dichiarato Varoufakis – temo che il disallineamento della base monetaria minerà gli sforzi della Bce».
Secondo il ministro delle Finanze greco, i dettami seguite finora in Europa si sono dimostrate incapaci di promuovere la crescita nella zona euro quindi devono essere cambiate: «L’unico aspetto radicale è che non accettiamo la nozione che un programma fallito debba essere accettato e continuato semplicemente perché le regole sono regole e non devono evolvere». Secondo Varoufakis, «le regole devono seguire gli interessi dell’Europa: non abbiamo mai avuto l’Efsf, il Fondo di stabilità finanziaria».
Poi l’affondo: «Mi dicono che la Bce non accetterà mai discussioni circa lo swap perché è scritto nello statuto. Mi dispiace, signore e signori, ma lo statuto è stato scritto dalla Bundesbank. E non accetto che la Bundesbank, autrice dello statuto della Bce, abbia mai immaginato che Trichet avrebbe comprato titoli greci, quindi – ha concluso – non vedo come lo statuto della Bce vieti qualsiasi tipo di ristrutturazione di quei titoli».
A margine del forum Ambrosetti, Varoufakis ha anche voluto smentire l’eventualità di aiuti economici ad Atene da parte di Mosca: «La Grecia – ha commentato – è membro dell’Unione europea, fa parte della zona euro, che è indivisibile, per cui i nostri negoziati sono una questione che deve essere risolta dentro la Ue. La Grecia non sta cercando supporto esterno, al di fuori della famiglia europea».
Ma, ha puntualizzato, la Grecia vorrebbe dalla Banca centrale europea lo stesso trattamento riservato all’esecutivo precedente, guidato dal conservatore Antonis Samaras, nell’estate del 2012: «In quell’estate – ha ricordato – la Bce, per stabilizzare la situazione, ha usato la massima flessibilità aumentando il limite delle emissioni dei buoni del tesoro. Ora stiamo affrontando una situazione analoga e sarebbe bene che la Bce mostrasse la stessa flessibilità».
Luna De Bartolo